UNA CATTIVA COSTITUZIONE
CHE RIVELA UN CANCRO SEGRETO DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA
Cari amici e colleghi,
dopo sei mesi di intensa riflessione, si cristallizza attorno al "trattato costituzionale" un'argomentazione che dal trattato parte ma che ne va al di la, un'argomentazione que non é né di destra né di sinistra, e che mostra un pericolo storico per tutti noi al di sopra della politica. Per queste ragioni, questa corta argomentazione dovrebbe interessare i cittadini di ogni sponda.
Era sei mesi fa, nel settembre 2004, io ero come tutti quanti, favorevole a questo testo senza averlo letto, per principio, per "andare avanti", pur sapendo che le istituzioni sono imperfette. Non volevo essere di quelli che frenano l'Europa. Io credo veramente che l'immensa maggioranza degli europei, al di la delle divisioni destra/sinistra, amano questa bella idea di un'Europa unita, piu fraterna, piu forte. E'un sogno di pace, molto condiviso.
Non avevo letto il testo e non ne avevo assolutamente il tempo : troppo lavoro sulle spalle... E poi l'Europa e' lontana e con tutti questi uomini politici mi sentivo protetto dal numero : in caso di deriva sicuramente qualcuno ci avrebbe difeso... e cosi mi dispensavo dal fare politica, vale a dire che mi ero dispensato dall'occuparmi degli affari miei.
Gia allora degli appelli erano lanciati contro il trattato, ma venivano dagli estremi dell'arco politico e per questa semplice ragione non cominciavo neppure a leggere i loro argomenti, restando confidente a seguire l'opinione e le idee della massa senza verificare personalmente la forza di queste idee.
E poi all'improvviso, degli appelli sono venuti da persone non sospettabili di essere antieuropee. Ho allora letto i loro appelli, senza preoccuparmi delle etichette, e ho trovato gli argomenti molto forti. Mi sono messo a leggere, molto, dei libri interi, di ogni bordo politico, Fabius, Strauss-Kahn, Giscard, Jennar, Fitoussi, , Généreux, etc. .. e molti piu articoli dei sostenitori del trattato perche volevo essere sicuro di non sbagliarmi. E piu leggo piu sono inquieto. Sono arrivato a un punto tale che oggi non penso ad altro, quasi non dormo piu, ho paura, semplicemente , di perdere l'essenziale : la protezione contro l'arbitrarieta .
Continuo oggi a leggere tutti
gli interventi, quelli che sono a favore, quelli che sono contrari, continuo a
cercare dove é la falla del mio ragionamento e il presente testo é un invito a
riflettere e a progredire : se pensate di scorgere un falla, parliamone per
favore, con tranquillita, onestamente, é molto importante. Posso sbagliarmi,
cerco sinceramente di evitarlo, riflettiamo insieme.
Sento che il mio ruolo di professore di giurisprudenza[1], é parlarne un po piu degli altri, di parlarne ai miei colleghi, ma anche ai miei allievi, anche ai giornalisti. Sarei complice se restassi muto.
Ho cosi trovato piu di dieci ragioni gravi per opporsi a questo testo pericoloso et ancora altre dieci per rigettare un testo fastidioso e per niente fraterno. Ma le cinque ragioni piu forti, le piu convincenti, quelle che traversano tutte le opinioni politiche perche rimettono in causa l'interesse di avere una riflessione politica, mi sono apparse tardivamente perche bisogna scavare molto per metterle in evidenza. Apriti cielo! sono proprio queste le ragioni piu importanti ! su queste ragioni vorrei ora attirare la vostra attenzione e chiedere la vostra opinione perche possiamo parlarne insieme, visto che i giornalisti ci privano di pubblico dibattito.
In questo affare di Stato, I
fondamenti del diritto costituzionale sono bistrattati, e cio richiama in
primo piano cinque principi tradizionali concepiti per proteggere i cittadini.
1.
Una costituzione
deve essere leggibile per permettere un voto popolare : questo testo é illeggibile.
2.
Una costituzione
non impone una politica o un'altra : questo testo é di parte.
3. Una costituzione
é modificabile : questo testo é bloccato da un'esigenza di doppia
unanimita.
4. Una costituzione
protegge dalla tirannia attraverso la separazione dei poteri ed il controllo
dei poteri : questo trattato non organizza né un vero controllo dei poteri e
neppure una reale separazione dei poteri.
5.
Una costituzione
non é imposta dai potenti, essa é stabilita dal popolo stesso proprio per proteggersi
dall'arbitrarieta dei potenti attraverso un'assemblea costituente,
indipendente, eletta a questo scopo e sciolta dopo : questo trattato ci impone dei testi scritti nell'arco di cinquanta
anni dagli uomini al potere, al tempo stesso giudici e parte in causa.
Quale é l'esatta qualifica di questo progetto ?
Bisogna ricordare quel che é una Costituzione e perché la sua elaborazioe richiede precauzioni particolari.
Una costituzione é un patto fra gli
uomini e i loro governanti. In ragione di questo patto gli uomini
accettano di obbedire alle leggi. In grazia di questo patto l'Autorita
trova la sua legittimita. Questo patto deve proteggere gli uomini
contro l'ingiustizia e l'arbitrarieta. I principi di cui parleremo servono
a garantire che il patto assicuri il suo ruolo protettore e che gli uomini
potranno controllarlo.
Il progetto di Trattato istituente la Costituzione per l'Europa (TCE) é
esecutorio senza limitazione di durata[2], si impone sulla quasi totalita
dei temi principali della vita della gente[3], la sua forza giuridica é superiore
a tutte le nostre norme nazionali (regolamenti, leggi, Costituzione) [4], istituisce i grandi poteri
(esecutivo, legislativo, giudiziario) e ne regola gli equilibri.
Il progetto di TCE
é dunque, per natura, una Costituzione, fissa il "diritto del
diritto".
I dibattiti in corso mostrano che questo preambolo é nel mirino delle
refutazioni. Rinforzo dunque la mia affermazione citando Olivier Gohin,
professore allUniversité de Paris II : Il nuovo trattato é una
autentica Costituzione in quanto corrisponde alla definizione
materiale di ogni costituzione : organizzazione dei poteri pubblici e garanzia delle
liberta fondamentali, con identificazione di un potere costituente (...) la
nuova Unione europea riunisce gia da ora gli elementi necessari alla
definizione dello stato; [5].
Inoltre, il primato del diritto europeo, anche di un semplice
regolamento, sull'insieme del diritto degli stati membri, e addirittura sulla
loro Costituzione, é dimostrato esistere da numerosi Universitari che
protestano contro questo terremoto volontariamente sottovalutato dal Consiglio
Costituzionale (vedere i testi di Fridiric Rouvillois e Armel Picheul,
note 4)
la cosa piu importante
non é quindi, a mio avviso, la qualifica che gli autori di questo testo hanno
attribuito al testo da loro stessi scritto, poiché i principi di cui
parleremo servono a proteggere i cittadini dalle isituzioni
potenzialmente pericolose : qualunque testo fondamentale che definisca o
modifichi i poteri delle istituzioni dovrebbe rispettare questi principi,
qualunque sia la denominazione ufficialmente attribuitagli.
Siamo assicurati che questo
testo di costituzionale, offre le garanzie che attendiamo ?[6]
Una costituzione deve essere accettata, direttamente, dal popolo che ad essa si sottomette.
Affinché questa sottomissione abbia un senso, occorre che il testo sia leggibile dal popolo, cioé colui che firma il patto (e non unicamente dagli esperti ).
A questo riguardo il "trattato costituzionale" é lungo e complesso[7] : 485 pages A4, vale a dire una ramette( termine usato in francia dai grossisti di materiale per uffici ) (nella versione francese compatta disponibile su http://www.constitution-europeenne.fr).
Questa lunghezza, unica al mondo per una Costituzione, raddoppia considerando la moltitudine di annessi che la rendono semplicemente illeggibile per i non esperti.
Certi punti importanti come la
definizione delle SIEG ( servizi di interesse economico generale ) sono
assenti dasl testo[8].
Addirittura parti distanti fra di loro del testo si contraddicono[9].
per illustrare ancora la difficolta di lettura di questo testo, bisogna notare ugualmente, ed é grave, l'assenza della lista dei domini in cui ogni istituzione puo legiferare. E introvabile per esempio (e se ne puo quindi ignorare l'esistenza ) la lista dei domini dove il Parlamento europeo é completamente escluso dal diritto di legiferare ( il che non é banale e neppure privo di consequenze). per conoscere questa ripartizione bisogna scrutare le centinaia di articoli uno ad uno, sperando di non averne dimenticato qualcuno ( vedi oltre ). Si puo parlare, in queste condizioni, di leggibilita?
Altri articoli importanti, come l'articolo I-33 che istituisce gli atti non legislativi (regolamenti e decisioni ) che permettono ad una Commissione ( non eletta ) di creare senza controllo parlamentare delle norme vincolanti come leggi[10], non sono seguiti da una lista controllabile.
Questa lunghezza e questa complessita rendono impossibile ogni critica di comune mortale[11].
Il 75% degli spagnoli votanti che hanno
approvato questo testo, cosi come il 60% che si sono astenuti, non
l'hanno probabilmente letto : né i ministri, né i parlamentari,
né i professori, né i giornalisti, né i cittadini che hanno altre cose da fare
: chi ha il tempo di leggere 500 pagine A4 ? Basta porre la questione a se
stessi : per gli altri non é diverso.
Questi cittadini corrono il rischio enorme per loro stessi, ma anche per i
loro figli e nipoti, di scoprire troppo tardi cose che non potranno piu
cambiare.
E evidente che bisogna leggere e comprendere quello che si firma. Oppure non si firma.
Anche se fosse semplice (ipotesi remota), un testo di tale lunghezza non
permette di giudicare con discernimento.
Eppure bisogna aver un'opinione. Allora come si fa ad avere un'opinione su un testo che non si riesce a leggere ? Allineandosi con "gli altri", ci si rassicura , come le pecore di Panurge(amico di Pantagruele ).
Questa lunghezza e' di per si
antidemocratica : il dibattito é riservato agli esperti.
Una Costituzione é la legge fondamentale, essa é il diritto del
diritto", essa deve potere essere letta da tutti, per essere
approvata oppure rigettata con conoscenza di causa.
Una Costituzione democratica non é di destra né di sinistra, essa non é socialista o liberale, una Costituzione non é di parte : essa rende possible il dibattito politico , essa é al di sopra del dibattito politico.
Il TCE, al contrario, oltre a fissare le regole del gioco politico vorrebbe determinare il gioco stesso.
Imponendo in tutte le sue parti[12] (I, II e sopratutto III) dei vincoli e dei riferimenti liberali, questo testo non é neutro politicamente : impone per tempi lunghi delle scelte di politica economica che dovrebbero evidentemente dipendere dal dibattito politico quotidiano, variabile secondo la congiuntura del momento. Si tratta di una sorta di hold-up ai danni dell'alternanza delle politiche economiche.
In particolare,
questo testo rende l'Europa incapace, per un tempo molto lungo, di
manovrare le tre principali leve economiche che permettono a tutti gli stati
del mondo di governare :
Nessuna politica monetaria : noi siamo i soli al mondo ad avere reso la
nostra banca centrale totalmente indipendente, affidandogli, se non bastasse,
come missione principale, costituzionale, intangibile, la lotta contro
l'inflazione .. non quelle contro la disoccupazione o a favore dello
sviluppo[13]. Nessun mezzo é concesso ai poteri
politici per modificare queste missioni. Eppure si sa che le
politiche anti-inflazionistiche si pagano con la disoccupazione[14], per un effetto quassi meccanico (leggere bene nota 14)
Nessuna politica budgetaria : il patto di stabilita[15] rinchiude gli stati in un rigore budgetario che é si una politica possibile, ma che non deve essere la sola ad vitam aeternam. Nessun rilancio di tipo Keynesiano (grandi lavori ) é piu possibile.
Nessuna politica industriale : il divieto di intralcio alla concorrenza[16] implica il divieto di aiutare certi attori nazionali che si trovano in difficolta oppure fragili.
E una
politica dellimpotenza economica descritta dall'economista
Jean-Paul Fitoussi[17] che si trova cosi ad essere
istituzionalizzata, imposta per tempi lunghissimi.
A questo proposito bisogna leggere l'appassionante sintesi di dodici economisti contro il TCE[18].
Il progetto di
TCE infantilizza i cittadini d'Europa : ci priva di ogni interesse a riflettere
sulle alternative. A cosa
servirebbe continuare a dibattere se ogni reale alternativa é espressamente
proibita dal testo supremo?
In concreto, se domani una maggioranza europea volesse
cambiare direzione e passare ad un modo di organizzazione non mercantile, piú
solidare, essa non potrebbe : ci vorrebbe l'unanimita.
Fatta eccezione della costituzione sovietica ( che imponeva anche essa una politica, il collettivismo ), questa costituzione di parte sarebbe un caso unico al mondo.
Tutti i popoli del mondo che vivono in democrazia possono revisionare il loro
patto di governo.
Il progetto di TCE é quasi impossibile da revisionare[19] : per cambiare una virgola a
questo testo, occorre in primo luogo l'unanimita dei governi su un accordo di
progetto di revisione, occorre quindi trovare l'unanimita dei popoli
(parlamento o referendum) per la ratifica (e questo si chiama procedura di
revisione ordinaria).
Con 25 stati, questa procedura di doppia
unanimita é una vera garanzia di intangibilita per i fautori
dell'immobilismo. Questo testo sembra pietrificato dalla nascita.
Concretamente, se una larga maggioranza di Europei desidera cambiare
la loro legge fondamentale, non potranno. Cio é sorprendente,
inquietante.
E inaccettabile per una Costituzione[20] e sarebbe, un'altra volta, un caso unico al mondo.
Mi rispondono mettendo in risalto la parola
"trattato" per pretendere che l'unanimita é normale (e cio é
vero in materia di trattati ), ma cio non sta in piedi : questo testo, in
maniera evidente, gioca il ruolo di una costituzione e l'ossimoro
"Trattato costituzionale" (unione di parole contradittorie) conduce,
giocando con le parole, a creare una norma suprema troppo rigida, troppo
difficile da revisionare.
Curiosamente, questa rigidita eccessiva si accompagna ad una stupefacente elasticita per quanto riguarda un'altra procedura che non richiede l'accordo diretto dei popoli : la procedura della rivisione simplificata[21] autorizza uno degli organi dell'Unione (il Consiglio dei ministri) a modificare su propria iniziativa uno degli elementi chiave della Costituzione che condiziona il grado si sovranita conservato dagli Stati membri nei diversi domini (poiche il passaggio alla maggioranza fa perdere a tutti il diritto di blocco[22]). Cio é grave. : questa Costituzione é a geometria variabile, ma senza l'avvallo diretto dei popoli ad ogni variazione.
Del resto, per l'entrata di un nuovo stato nell'UE, la regola dell'unanimita é una protezione, ma non é l'unanimita dei popoli consultati per referendum che é richiesta : é dapprima l'unanimita dei 25 rappresentanti dei governi ( di cui molti non sono eletti, e di cui nessuno é eletto col mandato di decidere su questo punto importante ), poi l'unanimita degli Stati secondo la loro procedura nazionale di ratifica[23]. Soli i paesi che hanno una procedura referendaria, e la Francia ne fa parte, vedranno il loro popolo direttamente consultato.
Veramente si direbbe che la volonta dei popoli conta poco per coloro che li governano.
Lo spirito delle leggi descritto da Montesquieu é senza dubbio la migliore idea di tutta la storia dell'Umanita : tutti i poteri tendono naturalmente, meccanicamente, all'abuso di potere. E dunque essenziale, per proteggere gli uomini contro la tirannia, prima separare i poteri, e quindi organizzare il controllo dei poteri : nessuna confusione dei poteri, nessun potere senza contropotere.
Cosi il popolo dice : Tu, Parlamento, fai le leggi, ma non le applichi. E tu, Governo, esegui le leggi, ma non puoi scriverle da solo. ; Cosi, nessun potere ha, da solo, i mezzi per imporre la propria volonta. Cio e'essenziale.
D'altra parte, se uno dei poteri stima che l'altro ha un comportamento inaccettabile, puo revocarlo : il parlamento puo rovesciare il governo, e il governo puo sciogliere il parlamento. In ambo i casi si fa allora appello all'arbitraggio( elezioni ) del popolo che deve restare la sorgente unica di tutti i poteri. ; Occorre che ogni potere debba rendere dei conti e si sappia controllato in ogni momento. Anche questo é essenziale .
E forse questa la migliore idea del mondo, quella che libera dal timore del despotismo.
Anche nel quadro moderno di
un'unione fra stati, non si vede perche questi principi protettori, di buon senso,
avrebbero perduto il loro valore.
L'equilibrio fra i tre poteri ( legislativi, esecutivo e giudiziario
) é tuttavia difficile da trovare.
Il potere legislativo trae una forte legittimita dal suffragio universale diretto e c'é la tentazione di renterlo piu forte degli altri. Ma un Parlamento, anche legittimo, puo diventare tirannico perche il meccanismo dell'elezione non puo fare funzione di contropotere. Del resto un'assemblea non é necessariamente il luogo migliore per decidere : degli effetti di folla oppure la diluizione della responsabilita individuale al momento di decidere collettivamente possono condurre a degli eccessi[24].
E per questo che si prevedono spesso dei limiti al potere parlamentare malgrado la sovranita che incarna : é per questo che si prevedono spesso due camere (sistema bicamerale ) in modo che una temperi l'altra : in Francia é il Senato , eletto lui pure, ma composto da persone con maggiore anzianeta, che gioca il rolo di moderatore dell'Assemblea Nazionale, moderatore ma senza rischio di bloccaggio (in caso di disaccordo é l'Assemblea Nazionale che ha l'ultima parola ).
Spesso si prevede un'altra limitazione importante al potere legislativo : bisogna poter dissolvere l'assemblea, il tutto in questa ottica essenziale di contro-poteri che responsabilizzano gli attori pubblici.
Nel quadro di questi limiti ( due
camere e minaccia di scioglimento ) il Parlamento dovrebbe giocare un vero
ruolo legislativo, con l'iniziativa delle leggi, la possibilita di
ammendare i testi in tutti i domini, un vero ruolo nello stabilire le tasse ( é
uno dei suoi ruoli di base essenziali : controllare il peso dei prelievi
operati dall'autorita pubblica )
Non é esattamente questo che é previsto nel progetto di TCE : il Parlamento non ha assolutamente l'iniziativa nel proporre le leggi[25], cio é gia inaccettabile, e il suo ruolo nel voto del budget ,sebbene aumentato, resta limitato , e sopratutto é escluso dalla deliberazione delle leggi in certi domini, riservati al Consiglio dei Ministri (procedure legislative speciali[26])).
In effetti, ed é forse piu grave : ho a lungo concentrato la mia
attenzione sulle leggi ( atti legislativi ) , e sto riscoprendo con
stupore le decisioni , (art. I-33, I-35), "atti
non legislativi " ben distinti dai semplici regolamenti .
Non c'é niente da ridire al regolamento che é un testo
d'applicazione, come i decreti ed ordinanze in Francia, che giustifica un
potere normativo limitato tradizionalmente conferito all'esecutivo per fissare
rapidamente le semplici modalita pratiche dell'applicazione delle leggi. Le
decisioni ; sono differenti, e sono descritte a parte[27].
Le "decisioni" sembrano vincolanti quanto le leggi, possono avere una portata generale, ma sembrano di piu facile creazione rispetto alle leggi, meno controllate (probabilmente dalla Corte di Giustizia Europea CGE ma non da un dibattito parlamentare). leggendo il testo del TCE, io cerco : chi puo prendere queste decisioni ; che assomigliano a delle "leggi senza Parlamento" ? Il Consiglio Europeo (fra capi di Stato e di Governo ), il Consiglio dei Ministri e la Commissione (tutti membri dell'Esecutivo, al livello nazionale o europeo, e sovente non eletti ), e la BCE. La BCE ha il potere di prendere da sola delle decisioni ;. E chi la controlla, questa banca centrale ? Quali sono i limiti di sicurezza posti attorno a queste norme elaborate al di fuori dei dibattiti parlamentari ?
Non ci resta che fare insieme l'inventario ( poiche la lista non c'é stata comunicata ) degli articoli del TCE che permettono ( per il momento ) di produrre cosi delle "leggi senza parlamento" ( procedure legislative speciali ed atti non legislativi di portata generale ). Da seguire .....
Siamo di fronte dunque ad un "triangolo" composto da Parlamento che rappresenta i popoli, dal Consiglio dei Ministri che rappresenta gli stati e dalla commissione che rappresenta l'interesse generale (sic).
La Commissione é principalmente emanazione del Consiglio[28] che ne nomina i membri con un diritto di supervisione del parlamento che ne elegge il Presidente (su proposta del Consiglio ). la commissione é quindi totalmente indipendente, non deve ricevere consegne da nessuno, anche se puo essere revocata dal Parlamento attraverso una mozione di censura ed ogni suo Commissario puo essere "dimissionato" dal Presidente della Commissione.
E la Commissione che é in carica
della preparazione tecnica del diritto e che sottomette le sue proposizioni al
Consiglio dei Ministri e al Parlamento, presentati come due organi
legislativi..
Si presenta quindi il Consiglio dei Ministri come una camera alta che giocherebbe il ruolo del Senato, ma cio é inaccettabile: in primo luogo i ministri non sono eletti ma sopratutto,detengono nel loro paese il potere esecutivo , vale a dire che governano la forza pubblica che gli permettera, nel loro paese, di applicare le leggi che hanno loro stessi elaborato.
Sono quindi le stesse persone che
creano il diritto a livello europeo e che lo applicano a livello nazionale
(una volta trasposto) : esiste dunque una evidente confusione
dei poteri.
Il Consiglio dei Ministri é un organo chiaramente legato all'esecutivo a cui si
confida un ruolo legislativo.
Con la non-separazione dei poteri, é un importante baluardo contro l'arbitrarieta che perdiamo. Anche se é su un numero limitato di soggetti (21 ? chi lo sa veramente ?), é pericoloso.
Laurent Lemasson, nell'articolo precitato[29], fa notare, lui, che il parlamento é composto di una sola camera, e che il Parlamento é irresponsabile : nessuno puo scioglierlo. Abbiamo visto che viene privato dell'iniziativa delle leggi, ma puo revocare la Commissione che dispone di questa iniziativa e cio da un certo ascendente per suggerirgli delle proposte. L. Lemasson vede in questa organizzazione dei poteri un rischio di regime di assemblea (una specie di tirannia parlamentare). Questa paura é senza dubbio esagerata perche la censura é possibile solamente con i due terzi dei suffragi espressi e sopratutto solo sulla gestione della Commissione, e cio sembra escludere la censura politica[30].
Si puo concepire la codecisione positivamente, come un contropotere a doppio senso : cosi, il Parlamento non puo abusare del suo potere, e il Consiglio dei Ministri altrettanto. Ma avremmo trovato piu democratico un sistema bicamerale che metta in gioco per esempio, un'Assemblea dei Parlamenti nazionali o un'assemblea delle Regioni , piuttosto che un'Assemblea dei Ministri .
Inoltre, questa codecisione scompare
quando il parlamento é tagliato fuori da una serie di soggetti dove il
Consiglio, la Commissione e la BCE creano il diritto da soli ( e guarda
caso questo avviene nei domini economici importanti ) (Art. III-130-3 : mercato interno et Art. III-163 et III-165 : regole di concorrenza). E questo é decisamente sorprendente
perché su questi soggetti non c'e' quasi piu nessun contropotere : forse che
la Commissione (che tiene sovente l'iniziativa) puo essere considerata come una
vera forza capace di interporsi in caso di deriva arbitraria del Consiglio dei
Ministri (a cui e'cosi vicina) ?
Sembra quindi esservi un vero problema democratico in tutti i domini sottratti al parlamento : né separazione né controllo. La lista di questi soggetti proibiti non esiste da nessuna parte, e questa esclusione del Parlamento da certi domini non e'mai stata formulata in maniera chiara[31].
La dove il controllo dei poteri non esiste, perdiamo ancora un baluardo essenziale contro l'arbitrarieta .
Per un cittadino che arriva qui senza essere stato
condizionato psicologicamente in maniera opportuna, la cosa é sorprendente. ma
forse mi sbaglio io. Mi si puo spiegare questo strano equilibrio
; dei poteri ? Per chi é stato scritto questo testo?
In quanto cittadini, vorremmo che ci si
spieghi perche questa esclusione esiste, su quali criteri si sono scelti i
domini proibiti, e perche nessuna lista esplicita (e quindi
criticabile ) sia stata formulata.
Vorremmo inoltre sapere chi é realmente responsabile dei
suoi atti in questa organizzazione europea, poiche finalmente :
Il parlamento non é responsabile davanti a nessuno
(al di fuori delle elezioni di cui abbiamno gia detto che non possono far
funzione di contropotere) poiche non cé procedura di dissoluzione.
Il Consiglio europeo non
é responsabile davanti a nessuno
al livello europeo (e bisogna riportarsi alle lontane responsabilita nazionali
per mettere in causa i suoi membri uno ad uno ). Il fatto che sia
evidentemente difficile organizzare questa responsbilita, poiche si tratta di
capi di Stato, non basta a rassicurarci perchi ne risulta comunque una
irresponsabilita a livello federale.
Il consiglio dei Ministri non
é responsabile devanti a nessuno al livello europeo (ancora
una volta bisogna rimettersi alla responsabilita nazionale per mettere
in causa i suoi membri uno ad uno ). Il fatto che sia , ancora una
volta difficile organizzare questa responsabilita poiche si tratta di Ministri
depositari di un'altra sovranita popolare diversa da quella dell'Europa, non
basta a rassicurare perche il risultato é comunque un'irresponsabilita la dove
sono prese le decisioni
Senza contare che la messa in opera di questa responsabilita
appare tanto complicata quanto illusoria.
Corte Europea di Giustizia (CGE), non eletta, i cui giudici dipendono direttamente dall'esecutivo che li nomina (qui siamo in pieno delirio), é lei pure fuori controllo (parlamentare o dei cittadini ), (quest ultimo punto non e' infrequente altrove, ma sempre pero con dei giudici veramente indipendenti ) e senza ricorso, malgrado i poteri immensi di cui é dotata attraverso l'interpretazione di tutti i testi e l’arbitraggio di tutti i litigi. Sono democratiche queste istituzioni ? (da leggere : [32]).
La Banca Centrale Europea (BCE), non eletta, rigorosamente indipendente dai poteri pubblici, é ugualmente fuori controllo, quindi irresponsabile, malgrado l'influenza considerevole delle sue decisioni sulla vita quotidiana dei 450 milioni d'europei (vedi sopra).
Non é sconcertante tutta questa irresponsabilita generale ?
Bisogna proprio firmarlo con tutta urgenza sto testo ?
La commissione é, in ultima analisi , la sola che rischia qualche cosa[33] : la censura globale ad opera del Parlamento, da una parte, ( ma solo ai 2/3 che é molto,e solamente per la sua gestione, tutto cio che rende la censura molto teorica ), e , d'altra parte, la dimissione individuale di un commissario che puo essere richiesta dal presidente della Commissione.
Ma la Commissione é veramente il luogo del potere ? A questo propostio gli avvisi sono contrastanti , ma tenendo conto del quadro di insieme, avrei tendenza a pensare come Yves Salesse[34] che il vero potere é detenuto dal Consiglio dei Ministri (irresponsabile) e che la Commissione fa schermo , una sorta di "fusibile politico", un capro espiatorio comodo comodo che permette ai ministri di creare le leggi dicendo Non sono io, é lei, io non c'ho colpa, non posso forzarla : é indipendente ;.
La Commissione é tuttavia un luogo di potere importante. Esempio : il commissario incaricato del commercio internazionale, per il mandato che ha ricevuto una volta per tutte, é il rappresentante unico dell Unione in tutte le negoziazioni internazionali (OMC e le altre ). Da solo, questa persona concentra dunque un potere vertiginoso. E a questo titolo che negozia l'AGCS (Accordo generale sui servizi, gigantesco progetto di deregolazione[35], versione mondiale della direttiva Bolkestein) in nome di tutti gli Europei, ma nel piu grande segreto : non rende conto al Parlamento delle negoziazioni che conduce su un accordo che sta per cambiare profondamente la vita di tutti gli Europei, e il Parlamento non puo imporgli di rendere dei conti[36].
Possiamo gia osservare dei segni tangibili di una deriva di tipo tirannico. E il "trattato costituzionale" congela per tempi lunghissimo un disequilibrio istituzionale che permette questa deriva.
La commissione puo essere censurata dal Parlamento, ma solamente con la maggioranza di almeno due terzi, cio che significa che la Commissione puo governare 450 millioni di persone con l'accordo di un terzo solamente del Parlamento.
Anche il modo di scrutinio (per lista) garantisce ai leaders dei partiti il loro posto in Parlamento senza alcun rischio, cio che rende ancora piu teorica la loro responabilita al momento delle elezioni.
Tutti questi poteri senza reale controllo, questa
irresponsabilita generale ... dove é finita la democrazia ?
Dove sono i baluardi contro l'arbitrarieta ?
Sembra che, da venti anni a questa
parte, i manuali scolari degli studenti di scienze politiche denomino questo
fenomeno in maniera assai pudica come il "deficit democratico"
dell'UE. Un termine largamente eufemistico per designare nei fatti
l'abbandonarsi dei popoli, troppo confidenti, a coloro che sperano
li difendano....
Ritengo che tutte le conversazioni dei cittadini di base dovrebbero in questo momento analizzare punto per punto questa caporetto democratica : nelle istituzioni europee gli organi dell'Unione sembrano essere quasi tutti irresponsabili, la volonta dei popoli sembra contare un nulla per i governanti, e una certa politica economica é imposta dall'alto e per un tempo di cui non vedremo la fine.
Come possono analisti e commentatori trascurare questi punti come se fossero di secondaria importanza ? é per fare l'Europa o morte ? A prescindere dal tipo di Europa ? Fosse pure non democratica ?! Non se ne puo parlare senza essere bollati di anti-europeismo ?
L'argomento secondo il quale "tanto é uguale
dapertutto" non mi rassicura ma mi inquieta ancora di piu : mentra la
maggior parte dei cittadini trascura la democrazia, ipnotizzata dalla
pubblicita, dal calcio e dalla televisione, altri se ne occupano
attivamente, e sopratutto discretamente, eccome, con i risultati
che vediamo.
Ci dicono : questo testo é migliore del precedente, bisogna essere idioti per rifiutare di progredire ;. Vuol dire nascondere che con questo testo non si apporta solamente qualche correttivo. Vuol dire nascondere che con questo testo, si fisserebbe , si bloccherebbe, si avvallerebbe, si ranforzerebbe, si darebbe un giustificativo popolare ai testi che fino ad ora non ne avevano, (all'eccezione di Maastricht per la Francia), e si vede con quali risultati.
Fosse pure migliore del precedente, questo testo é pericoloso. Montesquieu si sta rigirando nella bara.
Esiste un triste paradosso quando i popoli rinunciano di volonta propria alla democrazia, vale a dire ai diversi baluardi che li proteggono dalla ingiusta legge del piu forte.
Vorrebbero farci credere che tutti questi difetti saranno giustamente ricompensati da futuri progressi spettacolari :
Per esempio, coloro che per arte divinatoria intravedono la nascita di un referendum
d'iniziativa popolare all'iniziativa di un milione di persone[37] non hanno ben letto : il trattato
definisce solamente un tristo diritto di petizione senza nessuna forza
vincolante per la Commissione che viene in questa maniera invitata
a riflettere e che puo, se gli garba, gettare immediatamente la proposta nella
spazzatura senza dover rendere conti a chicchessia[38].
Un lettore mi ha spedito un esemplare della
Costituzione
del Venezuela. Vi ho trovato degli esempi accademici (viventi) di
democrazia autentica : come l'articolo 72 che permette a un 20 %
degli elettori iscritti di chiedere, e a un 25 % di ottenere, il
rinvio di qualsiasi eletto e il ritorno alle urne. Occorre un certo coraggio
politico e un sincero spirito democratico, io trovo, per esporre cosi in
qualsiasi momento il proprio potere alla censura dei cittadini.
L'instabilita é evitata perche questo rinvio di iniziativa popolare é possibile
solamente dopo meta mandato e una volta sola per mandato. Questa procedura
ha gia funzionato senza causare disordini. Altri referendum di iniziativa
popolare sono ugualmente previsti per creare o sopprimere delle
leggi. Siamo ben lontani, in Europa, da un tale livello di
responsabilita politica degli attori istituzionali, Sia al livello nazionale
che al livello dell'unione. L'articolo I-47.4 del TCE, dal canto suo, affligge.
Nella stessa maniera, i bei principi generali e generosi, ripetuti
dovunque, su tutte le radio, le televisioni, i giornali, e nella propaganda ufficiale,
rappresentano una regressione rispetto al
nostro diritto attuale[39].
Inoltre, la loro forza vincolante e'estremamente criticata dai piu'grandi
giuristi che esprimono il piu vivo disaccordo su questo punto
[40].
Dovunque, questo testo inganna l'occhio, dovunque un trompe-l'oeil,
e maschera una malattia mortale della democrazia : in maniera progressiva e
surrettizia, affermando il contrario senza vergogna, gli esecutivi
nazionali, di destra come di sinistra, all'occasione della nascita dell'Europa,
stanno, da cinquanta anni, affrancandosi dal controllo parlamentare la dove ne
avrebbero piu bisogno (in materia economica ), e piu in generale da ogni
responsabilita concreta nella maggior parte delle loro decisioni politiche.
Una
Costituzione non é assegnata al popolo dai potenti. Essa é definita dal popolo
stesso, o dai suoi rappresentanti scelti per questo compito preciso, e
questo proprio per proteggersi dall'arbitrarieta dei potenti.
Tutto
all'opposto, le istituzioni europee sono state scritte (da cinquanta anni
) ad opera degli uomini politici al potere che si trovano cosi ad
essere allo stesso tempo giudici e parte in causa : trovandosi
accomunati in questa impresa senza distinzione di destra o sinistra,
accomodando loro stessi i vincoli che potrebbero infastidirli nel loro
operare. Le loro responsabilita sono cosi state in tal modo definite che si é
generata, é umano ma lo si poteva prevedere, una pericolosa parzialita.
Ecco, ancora,
un caso unico al mondo, per una democrazia almeno.....
Osserviamo i risultati come una caricatura di quello che bisogna
evitare : un esecutivo completamente libero di muoversi su dei soggetti
economici selezionati, quasi tutti gli organi dell'Unione senza responsabilita
al loro livello decisionale, una sembianza di democrazia con delle decorazioni
trompe-l'oeil dovunque, dei piccoli progressi puntuali messi ben in
evidenza, ma un ritiro reale delle garanzie contro l'arbitrarieta.
La sola via credibile per creare un testo fondamentale
equilibrato e protettore é un'assemblea costituente, indipendente, dai poteri regnanti,
eletta per elaborare una Costituzione, e niente altro, revocata subito dopo, ed
il rispetto ineccepibile di una procedura veramente pubblica e con ampio
spazio per i contradittorii[41] (in diritto la parola "contradittorio"
significa che i punti di vista opposti devono potersi completamente esprimere
).
E compito dei cittadini imporre questa procedura qualora i
responsabili politici cerchino di farla franca.
La composizione assai varia e ricca di personalita di grande valore della Convenzione Giscard non é argomento soddisfacente : si resta a mille miglia da un'assemblea Costituente : i suoi membri non sono stati eletti con questo mandato, non tutti i suoi membri erano indipendenti dai poteri regnanti, e sopratutto i suoi membri non avevano i poteri per scrivere un nuovo testo, equilibrato e democratico : potevano solemente validare, compilare (modificandoli leggermente) i testi anteriori scritti da attori politici allo stesso tempo giudici e parte in causa.[42]
Se questo non bastasse, la riscrittura del testo, ancora ad opera dei governanti al potere, durante un anno, mentre la Convenzione aveva gia consegnato la sua proposta, é ancora un enormita colossale dal punto di vista costituzionale. Non é compito del potere stabilire la legge delle leggi[43]. Lo Stato non é il popolo.
Stabilendo una Costituzione per via di trattato, procedura molto meno costringente di una pesante assemblea costituente, (pubblica, lungamente contraddittoria, e validata direttamente dal popolo ), i parlamenti e governi, sia i governanti di destra che di sinistra, hanno agito come se fosser loro i proprietari della sovranita popolare, e questo trattato, come i precedenti puo analizzarsi come un abuso di potere : i nostri eletti, sebbene siano eletti, non hanno ricevuto il mandato di abdicare la nostra sovranita . Spetta al popolo, direttamente, il controllo di questo trasferimento, (a mio avviso augurabile per costruire un'Europa forte e pacifica ) .
Rispetto
profondamente tutti i membri eminenti della Convenzionem ma penso che non
avevano il mandato per fare quel che han fatto
E semplicemente costernante vedere numerosi attori politici
di primo piano che osano rimpiangere rumorosamente che il TCE sia stato
sottomesso a referendum, sottolineando che tutto sarebbe stato meno
complicato e meno incerto con il parlamento che l'avrebbe votato come un solo
uomo,e senza forse neanche leggerne una riga[44] Cosa valgono i popoli per le
nostre elites ?
A proposito, i numerosi governi che hanno fatto ratificare questo testo dal loro parlamento nazionale[45], piuttosto che dal loro popolo (referendum), hanno firmato una vera e propria disdetta : i popoli di questi paesi sono stati privati allo stesso tempo del dibattito e dell'espressione diretta che gli avrebbe permesso di resistere a questa caporetto democratica che li espone in pieno all'arbitrarieta.
Quale mezzo rimane a questi cittadini per resistere a questa
espropriazione della loro sovranita ?[46]
Fortunatamente esiste una soluzione piu pacifica della rivolta : un No
chiaro et risoluto del popolo francese.
Questo disprezzo dei popoli e delle loro scelte rivela il
pericolo immenso che ogni giorno, discretamente, nel piu assoluto riserbo,
diventa sempre piu grande : le nostre elites, di destra e di sinistra, hanno
paura della democrazia e ce ne privano deliberatamente, progressivamente e in
maniera insidiosa.
Il TCE pare
dunque foriero di molteplici pericoli. Cosa mi si risponde ?
(Chiedo scusa per quelle argomentazioni che non sono ancora commentate, ma
é un lavoro titanico.)
Per calmare i
miei timori mi si parla di progresso, ma in verita tutto dipende dal
riferimento che si prende come base per misurare il progresso : poiche
in effetti, se si prende la situazione di Nizza ( che é veramente penosa sul
piano democratico ), c'é effettivamente un miglioramento, e un
"progresso", e si capisce come mai (guarda caso ) si fa riferimento a
questo testo per venderci il TCE.
Ma se io mi
riferisco alla democrazia nazionale che devo abbandonare per il profitto
della "democrazia europea" che guadagno al suo posto, é una
vera regressione che mi si chiede di avvallare : regressione sulla
responsabilita degli atti quotidiani di tutti i poteri, regressione sul
controllo del potere esecutivo nei domini ( ancora incogniti ) riservati,
regressione sui diritti fondamentali e sopratutto regressione sulla politica
economica, che é imposta, causa molto probabile della disoccupazione endemica e
della crescita molle in Europa, e impostaci per lunghissimi tempi.
Ora mi ricordo
che é la prima volta
in cinquanta anni che mi si chiede il mio parere : in
quanto cittadino, non sono cosignatario di Nizza, e neppure dei trattati
precedenti. A Maastricht, mi si chiedeva l'opinione sulla moneta e
i vincoli economici, se ricordo bene, poco o niente sull ' equilibrio e il
controllo dei poteri. E per i criteri economici( i criteri di convergenza), si
era pattuito che un giorno si sarebbe fatto il bilancio dell'affare. L'abbiamo
fatto questo bilancio ? Abbiamo oggi delle buone ragioni per essere
soddisfatti dei risultati economici di queste istituzioni che pure hanno,
e vantano ostentatamente, obbiettivi eminentemente economici a
detrimento della politica ? Rileggere Fitoussi et Généreux.
perche dovrei limitare il
mio giudizio a delle piccole differenze fra il trattato di Nizza e il TCE ?
Perche non avrei io
la mia parola da dire ("io", cittadino di base) sull'insieme di
questa gigantesca prevaricazione operata da cinquanta anni dagli esecutivi
nazionali sul controllo democratico delle politiche?
Non vedo perche
il testo sottomesso al voto dovrebbe essere giudicato sulla sola base della cinquantina
di nuovi articoli che appaiono per la prima volta in questo
TCE.
Quando vedo degli
esperti eminenti pretendere che ci sono solamente 60 pagine da leggere, 50
piccoli articoli poco importanti, pretendere che il resto esiste gia e si trova
dunque fuori portata, non sottomettibile a referendum, quando sento questo, mi
dico, e ho l'impressione che non sono solo, che é ora di svegliarsi.
Se si rifiuta
questa visione di insieme di cui parlo, se questo periodo di cinquanta anni é
sacro, intoccabile, irreversibile, se si impone Nizza come riferimento,
allora, il TCE, é un buon testo poiche "si progredisce", ma
non vi sembra che manca una parte alla dimostrazione? che ci impongono di validare
un cammino che non é buono ?
E vero che é
senza dubbio un errore (per coloro che costruiscono questa Europa poco
democratica ) aver qualificato il testo di Costituzione
(c'han messo la pulce all'orecchio), e un altro errore é aver proposto il
testo per referendum a questi protestatari arroganti di francesi,
ma per noi, cittadini, ho ben l'impressioneche questi due errori ci danno una
possibilita storica, quella di vedere chiaramente il pericolo e finalmente
resistere.
Bisogna ammettere
che c'e' un progresso indiscutibile in questo trattato. E la nuova possibilita
che si offre per sfuggire alla trappola : Articolo I-60-1 : Il ritiro volontario
dall'Unione Ogni stato membro puo decidere conformamente alle proprie
regole costituzionali di ritirarsi dall'Unione. ;. Attualmente questo diritto non esiste, e
cio rende il rifiuto di questo testo equivalente a restare imprigionati
in un altra trappola, quella di Nizza. C'é da piangere
Finalmente, questo "trattato costituzionale" é un rivelatore che mette in luce quello che si decide senza di noi da tanto tempo.
In un certo senso, il lupo é uscito dalla foresta e i cittadini possono finalmente accorgersi del pericolo, e resistere.
Uno degli errori piu grandi, probabilmente, é far passare l'economia davanti alla politica, significa rinunciare alla possibilta di agire, vuol dire farsi guidare dalla cecita dei mercati, vuol dire lasciare il timone agli economisti che invece dovrebbero rimanere in sottocoperta per fare girare il motore (é Bernard Maris, nel suo piccante antimanuale d'economia, che lo suggerisce sorridendo ..).
Predicando la liberta come valore supremo, in luogo della fraternita, istituzionalizzando la competizione, la concorrenza, in luogo della collaborazione, dell'aiuto reciproco, imponendo questo nel testo supremo attraverso il dogma della concorrenza assoluta, la morale di ciascuno per sé e contro tutti ;, abolendo le regolazioni operate dallo Stato, guardiano dell'interesse generale, per instaurare in vece la regolazione operata dal mercato, somma di interessi individuali, gli economisti neoliberali si attaccano ai fondamenti della democrazia per mettere al di fuori di ogni controllo i principali decisori economici.
La deregolazione sistematica condotta in Europa ( dalle sue istituzioni, dalla sua politica, rinforzata con le catene della Costituzione ) e piu in generale sulla terra intera (OMC, AGCS, ADPIC) e' un imbarbarimento della civilta, un ritorno alla legge della giungla, la legge del piu forte[47].
Vuoi per ottimisno, per credulita o per indifferenza, i popoli moderni lasciano che si intacchi il loro bene piu prezioso, rarissimo su questo pianeta martoriato, il bene che condiziona la loro serenita quotidiana : le diverse e molteplici protezioni contro l'arbitrarieta dei potenti, nel cuore delle aziende(diritti sociali ) e anche la Patria (istituzioni democratiche controllate e revocabili ).
La democrazia non é eterna, essa é addirittura estremamente
fragile. Credendola invulnerabile noi la stiamo perdendo.
Anche dopo che avremo rifiutato questo testo di TCE,
bisognera lottare per tenercela ( la democrazia ), e continuare a militare per
imporre ai nostri rappresentanti la costruizione di un'altra Europa,
semplicemente un'Europa democratica.
Anche se alternative pronte all'uso non esistono , chi
ha idee non manca di certo,
e sempre si puo immaginare e costruire.
Questo testo fondatore, fatto per ingannare l'occhio e fuorviare, é presentato
ai cittadini attraverso un dibattito altrettando fuorviante[48].
Numerosi giornalisti, assimilando gli opponenti al testo agli
opponenti all'Europa, fanno una confusione disonesta : la doppia
equazione "Si al trattato = Si all'Europa , No al trattato =No
all'Europa " é una menzogna infamante, una deformazione della realta, uno
slogan ingannevole e indimostrabile, fatto per ingannare coloro che non hanno
letto il trattato e che non hanno studiato gli argomenti, pure forti, di coloro
che si oppongono a questo trattato per difendere, loro si, il futuro
di un'Europa democratica.
I giornalisti sono un baluardo essenziale, moderno, per proteggere la democrazia. Montesquieu non poteva prevedere l'importanza capitale che avrebbero assunto, ma é certo : l'immenso potere dei giornalisti meriterebbe anche lui un contropotere (da questo punto di vista ci si puo sicuramente chiedere se non si commetta un errore fatale quando si permette di comprare e vendere i mezzi di comunicazione come fossero della semplice mercanzia ) e la loro responsabilita é a questo punto storica e imprescindibile.
Piu di 70% di tempo di parola per il Si, meno del 30% per il No, tutto un apparato in movimento che assomiglia a propaganda di Stato, e poi queste questioni consensualmente condiscendevoli quando si interroga un sostenitore del Si, queste questioni malcelanti la cattiva fede quando si interrogano i sostenitori del No
Come potrebbe un progetto, se fosse onesto, necessitare tante
astuzie?
Consultare il dossier molto ricco di particolari : http://www.acrimed.org/article1950.html
Per il momento é l'Internet il media piu democratico, non censurato, il migliore strumento per resistere. Se questo messaggio vi sembra utile, diffondetelo veloci attraverso la vostra rete personale sull'Internet e al di la , su supporto cartaceo.
Consiglio ai sostenitori del TCE ( non posso aiutarli, non ho trovato neanche io gli argomenti che stanno cercando ;o) : per rassicurare coloro che avvertono un gran pericolo nel TCE, sottolineare quei punti che posson essere buoni non é risposta soddisfacente, ovviamente. Non si firma un contratto se si trova una sola linea, una sola, che non é accettabile, anche qualora promettesse mari e monti. E in questo trattato i punti inaccettabili sono tanti.
Quindi occorre piuttosto dimostrare che non esiste ragione di inquietudine, per esempio che ogni organo dell'Unione é pienamente responsabile dei suoi atti (al di la del semplice meccanismo elettorale) in tutte le fasi della creazione delle leggi, che le politiche economiche non sono ingabbiate come invece sembra, che le volonta future dei popoli Europei abbiano piena garanzia di essere soddisfatte... Questa dimostrazione dovrebbe chiaramente basarsi sul testo invece che su slogan ipnotici oppure imprecazioni ingiuriose.
La massa dei messaggi che ricevo tutti i giorni ha una unita, una coerenza, una forza : qualunque sia la provenienza politica ( e vi assicuro, arrivano da ogni lato ), il sentimento generale é fondamentalmente pro-europeo e molto esigente per quanto riguarda democrazia e rispetto della volonta dei popoli. E cé molta umanita e generosita in questi messaggi ( a parte quelli che mi insultano, ma sono pochi ).
Vedo in questo una base, (o un germe) su cui i politici
professionisti potrebbero rinnovare la loro azione, raggrupandosi diversamente,
modificando i loro programmi, e immaginando un progetto per il dopo No, una
vera Europa per gli uomini, non per gli Stati.
Abbiamo almeno due o tre anni per allearci ai nostri fratelli europei e organizzare questo slancio ovunque. I popoli d'Europa pretenderanno con risolutezza questo rinnovo democratico, se necessario sfideranno grazie ad Internet le censure dell'informazione mercantile, senza rispettare le barriere destra sinistra. Sognare si puo ( e a volte si deve ).
Siccome tutte le cose iniziano dall'inizio : chiediamo ai 25 popoli se vogliono unirsi per creare una Repubblica Europea. Poi iniziamo, solamente con i paesi che lo vogliono, un vero processo costituente, organizzato dai poteri governanti ma da essi indipendente.
E'giunto il momento di iniziare a riflettere.
Ho sentito alla radio, qualche settimana fa, una frase che da
allora mi ronza nell'orecchio senza sosta, e mi cambia. Dice
: non si nasce cittadini : lo si diventa.
Étienne Chouard, Trets
(Marseille).
Texte mis a` jour le 21 mai 2005.
Je répète ici que je n’ai absolument aucune
autorité pour expliquer le droit communautaire que je découvre en ce
moment, pas à pas (de surprise en surprise).
Post scriptum (3 & 12 avril 2005) :
Ce texte a un succès inattendu et il a déjà suscité des milliers
de réactions. Des centaines de messages me parviennent chaque jour, presque
toujours enthousiastes, parfois critiques, ce qui m’a permis de progresser.
Certaines questions, des doutes aussi, reviennent dans les messages et je
voudrais ici, d’un mot, y répondre pour anticiper les prochaines.
Je suis professeur de droit,
d'économie et d'informatique, en BTS, dans un lycée de Marseille, j'ai 48 ans,
quatre enfants, je n'appartiens à aucun parti, syndicat ou association. Dans ma
vie, j'ai fait beaucoup plus de parapente que de politique où je suis vierge,
un débutant absolu qui s’est "réveillé" il y a six mois, et où je ne
ferai pas de vieux os (le vol libre est une drogue dure qui me rappellera vite
à elle).
Je ne suis donc le
"sous-marin" de personne (question marrante reçue récemment).
Je suis un simple citoyen,
"de base"… :o)
J’ai reçu des propositions
de publication sur des sites ou dans des revues que j’ai acceptées sans
contrôler que la CIA ou le KGB n’agisse en sous-main. De nombreux sites ont
déjà publié des liens vers ce texte, parfois sans m’en parler, et ils font
bien.
Je voudrais anticiper sur
les probables calomnies à venir, à base d’étiquetage politique hâtif en vue
d’un discrédit facile. Je ne suis pas un
homme politique, je n’aspire pas à le devenir, je ne prétends pas non plus être
juriste pour imposer mon point de vue de façon prétentieuse mais pour expliquer
ma démarche, d’ailleurs je ne suis pas vraiment juriste, j’ai surtout une
formation de juriste, ce n’est, de toutes façons, pas important car je voudrais que le débat reste concentré sur
le fond des problèmes sans dériver sur de stériles et parfois malveillantes
querelles de personne ou procès d’intention dont les commentateurs politiques
ont le secret
Ne me rendez pas non plus
responsable de tout ce que devient ce document, de toutes les prévisibles
récupérations et déformations. Chacun comprendra qu’il m’échappe et vit sa vie
tout seul… :o)
Je ne cherche à manipuler
personne : je me trompe peut-être dans mon analyse, j’attends simplement
qu’on me le démontre et un débat respectueux est toujours fertile :
"de la discussion jaillit la lumière" me disait mon père quand
j’étais petit.
S’il
vous plaît, fiez-vous surtout aux idées et arguments, abordez le débat
comme si votre interlocuteur était de bonne foi, sans noires arrière-pensées, et ne vous laissez pas polluer l’analyse par des considérations
parasites.
Ce débat important appartient au commun des
mortels, c'est la beauté de la démocratie, ne le
laissez pas confisquer par les experts. Lisez, réfléchissez et prenez la
parole sans complexes :o)
Ne me reprochez pas les erreurs éventuelles comme si j'étais
malhonnête : elles sont prévisibles, prévues, et pas du tout définitives si on recherche sincèrement à identifier les vrais enjeux de ce
traité : admettez que la tâche est rude avec ce texte complexe et
sibyllin, et qu'on est beaucoup plus forts à plusieurs pour affiner une
critique qui deviendra (peut-être) finalement irréfutable.
Enfin, vous avez compris que
ce texte évolue, s’améliore, au gré
de vos contributions, il est donc daté.
Pour le faire circuler, envoyez donc de préférence un lien vers le site, plutôt qu’un document pdf figé, pour être sûr que ce soit la version la
plus récente qui circule.
J’exprime ici un chaud merci aux milliers de personnes qui, c’est
émouvant je peux vous dire, m’ont exprimé leur enthousiasme depuis que j’ai
lancé cet appel au débat comme on jette une bouteille à la mer. Je voulais un débat, je suis servi :o)
Merci aussi à tous ceux qui, profondément en désaccord avec mes
analyses iconoclastes, m’ont écrit des mails splendides, très argumentés,
respectueux et comprenant ma crainte sans pourtant la partager. Ces
interlocuteurs de toutes origines me font beaucoup progresser, je change, j’essaie de leur répondre individuellement
mais je n’y arrive plus comme je voudrais, je dois avoir 1 500 mails de retard (4 000 à la mi mai)…
Ne m’en veuillez pas, c’est juste impossible, vous êtes trop nombreux.
Merci à tous pour votre
écoute attentive et bienveillante :o)
Parmi les livres et articles que j’ai lu depuis six mois, tous profondément proeuropéens, certains aident particulièrement à se forger une opinion construite et solidement argumentée sur ce texte complexe, et plus généralement sur la construction européenne et la dérégulation mondiale :
·
Raoul
Marc Jennar, docteur en sciences politiques, chercheur pour le compte de
l’ONG OXFAM, « Europe, la trahison des élites », 280 pages, décembre
2004, Fayard : pour un réquisitoire rigoureux et passionnant. Une étude
consternante des rouages européens et des dérives foncièrement
antidémocratiques de cette Europe qui ment tout le temps. Comment
la défense des intérêts privés des grands groupes a d’ores et déjà pris la
place de celle de l’intérêt général. Les chapitres sur l’OMC, l’AGCS et l’ADPIC
sont absolument é-di-fiants. Un livre essentiel, à lire d’urgence.
Tous les journalistes, par exemple, devraient avoir lu ce livre.
· Laurent Lemasson, diplômé de l’IEP de Paris, docteur en droit public et sciences politiques, chargé de cours à l’ESSEC, a écrit un article captivant « Constitution européenne : l’Europe y trouve-t-elle son compte ? », 15 déc. 2004 : une lectrice m’a envoyé cette référence il y a quelques jours et je pense que c’est l’analyse la plus finement argumentée, la plus pénétrante qu’il m’ait été donné de lire sur la question de l’équilibre et du contrôle des pouvoirs. À lire absolument, ça va vous passionner. C’est sur le site le d’institut Thomas More : http://www.institut-thomas-more.org/showNews/24.
· À 15 jours du scrutin, un jeune homme vient d’écrire un argumentaire, passionnant, serré, convaincant qui s’intitule « témoignage d’un revenu du oui, suivi d'un inventaire d'arguments inédits en faveur du Non », par Thibaud de La Hosseraye. C’est à http://www.ineditspourlenon.com/ À lire absolument.
·
« Douze
économistes contre le projet de constitution européenne », par Gilles
Raveaud, docteur en économie et enseignant (Institut d’études européennes,
Université Paris VIII, et onze autres : une analyse remarquable, très argumentée, du projet actuel de l’Union,
plus économique que politique, à lire :
http://www.legrandsoir.info/article.php3?id_article=2231
et http://econon.free.fr/index.html
· Paul Alliès, « Une constitution contre la démocratie ? Portrait d’une Europe dépolitisée », 223 pages, mars 2005, Climats : ce professeur de sciences politiques à l’Université de Montpellier I rappelle d’abord les fondements de la démocratie, parmi lesquels un authentique processus constituant, et explique ensuite que le projet de TCE interdit à l’Europe de devenir une véritable puissance politique, sonne le glas d’un gouvernement économique et plus grave encore, d’un fonctionnement démocratique.
· Stéphane Marchand, « L’Europe est mal partie », 361 pages, février 2005, Fayard : ce journaliste au Figaro a un style agréable à lire, il nous raconte l’Europe politique d’une façon vivante, il défend une Europe des cercles. Un livre optimiste malgré son titre, vraiment intéressant.
· « La nouvelle Union européenne. Approches critiques de la constitution européenne », 182 pages, avril 2005, éd. XF de Guibert. Sous la direction d’Olivier Gohin et Armel Pécheul, préface de Jean Foyer, tous professeurs de l’Université : ce petit livre important regroupe les analyses de neuf jeunes constitutionnalistes universitaires et argumente de façon rigoureuse sur les vices rédhibitoires du TCE au regard de la démocratie. (rapport du colloque du 12 mars 2005, disponible sur commande, 3 rue JF Gerbillon 75006 PARIS).
· Anne-Marie Le Pourhiet, professeur de droit public, a écrit dans le Monde, le 11 mars 2005, un article qui résume bien l’essentiel : « Qui veut de la post-démocratie ? » : un article court (une page) et percutant : http://decrypt.politique.free.fr/constitution/lemonde.shtml.
· Jean-Paul Fitoussi, économiste distingué, Professeur des Universités à l'Institut d'Études Politiques de Paris, Président du Conseil Scientifique de l'IEP de Paris, Président de l'OFCE et Secrétaire général de l'Association Internationale des Sciences Économiques, propose : « La Politique de l’impuissance », 160 pages, janvier 2005, Arléa : un passionnant petit livre d’entretiens avec Jean-Claude Guillebaud pour comprendre comment l’Europe abandonne sciemment la démocratie et renonce à l’intervention économique des États. En nous rappelant la chronologie des grandes décisions, on comprend quelle progression insensible nous a conduit là. Fitoussi est d’une rigueur étonnante, un grand personnage de l’analyse économique.
· Raoul Marc Jennar, « Quand l’Union Européenne tue l’Europe », 40 pages, janvier 2005 : une brochure résumant un argumentaire serré contre le "traité constitutionnel". Également un DVD où Jennar présente lui-même, de façon pédagogique, très posée, trois exposés sur l’AGCS, la directive Bolkestein et le traité constitutionnel. On y sent très fortement la terrifiante cohérence qui relie ces textes. Documents importants disponibles sur www.urfig.org.
·
Jacques
Généreux, économiste, professeur à Sciences Po, « Manuel critique du parfait
Européen – Les bonnes raisons de dire "non" à la constitution »,
165 pages, février 2005, Seuil : encore un excellent petit livre, très
clair, vivant, incisif, très argumenté, avec une tonalité à la fois économique
et très humaine.
Encore un enthousiasmant plaidoyer pour une vraie Europe !
·
« Contre
rapport – l’Europe des démocraties », par un groupe de conventionnels
qui ont refusé de signer le projet de TCE,
jugé comme « allant à l’encontre de tous les principes
démocratiques », pour une série de raisons qui méritent d’être
étudiées. Voir l’annexe III, pages 21 à
24 :
http://europa.eu.int/constitution/futurum/documents/contrib/doc180703_fr.pdf
· Dominique Strauss-Kahn, « Oui ! Lettre ouverte aux enfants d’Europe », 173 pages, oct. 2004, Grasset : un petit livre facile à lire qui défend bien les points forts du Traité, avec un style énergique, agréable à lire. Il tempête contre les opposants au traité en insistant sur les avancées qu’on perdrait avec un Non, mais il ne les rassure pas sur les points inacceptables du texte.
· Laurent Fabius, « Une certaine idée de l’Europe », 125 pages, nov. 2004, Plon : un petit livre sans longueurs, agréable à lire, qui résume bien ce qui n’est pas acceptable et qui dédramatise le Non.
· Yves Salesse, membre du Conseil d’État, « Manifeste pour une autre Europe », 120 pages, janvier 2005, Le Félin : un argumentaire précis, rigoureux, constructif. Agréable à lire et très instructif.
·
Yves Salesse a également rédigé un article plus
court qui résume en 10 pages son analyse : « Dire non à la
"constitution" européenne pour construire l’Europe » :
http://www.fondation-copernic.org/Flash-septembre2004.pdf.
· Un document passionnant de Raoul Marc Jennar, daté d’avril 2004, intitulé « Combien de temps encore Pascal Lamy ? » : on y comprend rapidement ce qu’est en fait « l’indépendance » de la Commission, l’incroyable perméabilité des commissaires aux pressions extérieures, on découvre l’imbuvable ADPIC (accord sur les droits de propriété intellectuelle) et ses implications en matière de médicaments, on y retrouve le révoltant AGCS (accord général sur le commerce des services). Il faut lire cet article important : http://politique.eu.org/archives/2004/04/11.html.
· Un petit film d’une demi-heure résume de façon pédagogique les griefs contre le TCE recensés par Jennar, Salesse et Cassen : clip téléchargeable à http://www.fondation-copernic.org/
· Valéry Giscard d’Estaing, « présente la Constitution pour l’Europe », 396 pages, sept. 2003, Albin Michel : l’introduction est intéressante car elle décrit les travaux de la Convention, les difficultés rencontrées, les choix effectués. Le plus gros du livre est le texte du TCE mais avec une ancienne numérotation.
· Olivier Duhamel, « Pour l’Europe, le texte intégral de la Constitution expliqué et commenté », Seuil 2004 : une explication de texte de première main, par un grand professeur de droit constitutionnel qui a participé à la Convention et à l’écriture du TCE.
· Ces temps-ci, une source majeure d’information non censurée, très orientée politiquement (à gauche), mais absolument foisonnante, est le site portail www.rezo.net. J’y trouve chaque jour au moins un document intéressant.
·
Bernard
Maris, « Ah Dieu ! Que la
guerre économique est jolie », novembre 1999, Albin Michel : pour
une démonstration de l’imposture de "l’indispensable guerre
économique", avec un parallèle très convaincant avec la guerre de
1914 : comme d’habitude, la guerre n'est pas inévitable,
et ceux qui poussent à faire la guerre ne sont pas ceux qui se battent et qui
souffrent. Un bel appel à la désertion.
À mettre en parallèle avec la religion de la concurrence (compétition) sans
entrave, rabâchée par le "traité constitutionnel" qui, finalement,
monte les États et les peuples les uns contre les autres, à coups de dumping
social, fiscal, et environnemental.
· Bernard Maris, « Anti-manuel d’économie », 355 pages, octobre 2003, Bréal : un livre important et savoureux pour comprendre l’ineptie du dogme de la religion du marché et de la concurrence. Un livre qui remet de la chair et du sang dans les théories économiques, qui fait l’éloge de la collaboration et de la gratuité. Passionnant, souvent drôle. Un livre formidable, à lire et à relire. Un économiste enthousiasmant.
· Agnès Bertrand et Laurence Kalafatides, « OMC, le pouvoir invisible », 325 pages, juillet 2003, Fayard : un livre palpitant et éclairant pour comprendre les objectifs et les moyens de cette énorme machine à déréguler que sont le GATT puis l’OMC, outils de contrainte pour les États mais jamais pour les entreprises. Ce livre permet de ressentir fortement la parfaite cohérence qui existe entre les objectifs et les influences de l’OMC et ceux de la construction européenne actuelle.
· Joseph E. Stiglitz, « La grande désillusion », 324 pages, sept. 2003, Fayard : un pavé dans la mare : un grand économiste libéral, patron de la banque mondiale, qui a travaillé avec les plus grands hommes de ce monde, et qui décrit en détail le dogmatisme aveugle et criminel des technocrates libéraux du FMI et ses conséquences sur les économies et les peuples. Un style soigné, 0% de matière grasse. Un grand bouquin, une référence. À lire.
·
Pour comprendre la logique d’ensemble de ce qui
prend forme au niveau planétaire, il faut lire l’article à la fois terrifiant
et lumineux de Lori M. Wallach, « Le nouveau manifeste du capitalisme
mondial », dans Le Monde
diplomatique de février 1998, à propos de l’Accord Multilatéral sur l’investissement (AMI), (une de ces « décisions Dracula », appelées
ainsi parce qu’elles ne supportent pas la lumière, tellement elles sont
évidemment inacceptables) : http://www.monde-diplomatique.fr/1998/02/WALLACH/10055.
On y perçoit clairement, comme grâce à une caricature, la logique qui sous-tend
de nombreux textes et accords essentiels en préparation aujourd’hui :
AGCS, Construction européenne libérale, OMC, ADPIC, directive Bolkestein,
etc. La parenté de tous ces textes
devient évidente : un redoutable
« air de famille ».
· Serge Halimi, « Le grand bond en arrière, comment l’ordre libéral s’est imposé au monde », 618 pages, mars 2004, Fayard : un gros bouquin qui permet de comprendre comment on en est arrivé là. On retrouve cette cohérence d’ensemble, et on ne lit plus le TCE de la même façon après avoir lu Jennar et Halimi. On change. On a l’impression de se réveiller.
·
Robert
Joumard et Christian Darlot, enfin, simples citoyens comme moi apparemment,
ont fait la même démarche : ils ont beaucoup lu, digéré, résumé,
rassemblé, organisé tout ça avec talent pour faire deux synthèses un peu
longues, comme la mienne, mais vraiment très intéressantes.
Deux documents très bien faits à : http://institut.fsu.fr/chantiers/europe/traite_constit/joumard.pdf
et Liens.
Je viens d’apprendre que des hommes politiques se font interpeller dans leurs meetings par des citoyens qui leur demandent : « Que répondez-vous à Étienne Chouard, prof de droit à Marseille qui dit (citation de Chouard) »…
Je viens aussi de recevoir un fichier pdf carrément intitulé « Fac de droit Marseille », avec la version du 25 mars qui suit derrière ce titre inventé, cette première version qui contenait encore de gênantes erreurs (sur la Turquie et la durée du traité de Nice, notamment).
Je comprends mieux les messages furieux de quelques profs de fac qui crient à l’imposture.
Si ça tourne comme ça, ils ont raison, il ne faut pas du tout me lire comme si j’étais un spécialiste de droit international, il ne faut pas me présenter comme ça, c’est un malentendu : je n’ai rigoureusement aucune autorité pour dire le droit communautaire, et je commets, comme tout le monde en ce moment parce que le texte n’est pas simple, des erreurs.
Je précise dès mon introduction qu’il y a encore six mois, « comme tout le monde », je m’occupais peu de l’Europe et je ne connaissais donc pas grand-chose au droit communautaire. Je dis partout que je peux me tromper et que je cherche précisément à progresser. Il est paradoxal, et c’est vrai, dangereux pour la qualité de l’information de tous, que je passe après seulement 15 jours pour « le prof de fac de droit public qui fait autorité ».
Ce malentendu m’est imputable par le style que j’employais au début, mais ce document n’était pas destiné à la terre entière. L’enchaînement rapide des faits a, lui aussi, créé ce malentendu.
Il est essentiel de rétablir la réalité de mon message qui est en train d’aller, sans que j’y puisse grand-chose, bien au-delà de ce que j’imaginais au départ : voyez, pour me comprendre, la page Avertissement de mon site, que j’ai actualisée hier matin.
Les
interpellations publiques devraient plutôt être ainsi formulées : « Que répondez-vous à Étienne Chouard, citoyen
à Marseille qui dit (citation) ».
Je parle en citoyen. J’ai d’ailleurs retiré dans cette version de mon texte (trop tard, je le reconnais, je n’avais pas vu le problème) cette litanie « N’est-ce pas la mission des profs… ? ».
J’insiste : il y a en ce moment un grand débat qui s’amplifie entre citoyens, pour mieux décrypter ce texte complexe qui sera peut-être notre Constitution. Je vois tous les jours, à travers des centaines de messages, des gens qui découvrent aujourd’hui l’importance d’une Constitution dans leur vie quotidienne et qui se plongent dans le TCE.
Je trouve remarquable que les citoyens de base s’investissent autant dans le texte qui dit pour eux le droit du droit.
Je regrette que le temps nous manque pour mieux échanger entre nous.
S’il vous plaît, faites disparaître les anciennes versions de mon texte et discutons de bonne foi sur l’état actuel de nos réflexions respectives.
Notre échange me fait vraiment évoluer, c’est une réalité.
Je prends conscience d'une irresponsabilité quasi générale dans cette "Europe-qui-a-besoin-d'une-Constitution-pour-être-plus-forte". Je constate aussi le peu d’importance donnée aux citoyens pour infléchir les politiques qui régissent leurs vies. Oui, nous avons évidemment besoin d'une Constitution. Mais celle-là protège-t-elle vraiment les peuples censés s'unir pour se renforcer ?
On a vraiment un problème de rapport démocratique entre les peuples et leurs élites.
Que ce texte est compliqué à évaluer… et quelle maladie grave il révèle pour notre Cité.
NOTES
[1] Je suis professeur d’Éco-Gestion au lycée
Marcel Pagnol à Marseille, en BTS. J’ai été longtemps prof de droit civil,
commercial et constitutionnel en Terminale, et prof de droit fiscal en BTS
Compta. Aujourd’hui, je suis devenu essentiellement professeur d’informatique
et je suis aussi administrateur du réseau de 150 PC de mon lycée.
J’invoque mon métier de professeur pour qu’on comprenne mon goût d’expliquer, pas du tout pour me servir d’un argument
d’autorité que je ne mérite pas. En effet, je ne suis pas prof de fac, pas prof
de droit public, pas spécialisé en droit constitutionnel. Mais ma formation
de juriste (maîtrise) m’a donné le goût du droit et je parle ici en simple
citoyen, étonné par l’absence de débat constaté au début de l’année 2005. Je commets sans doute des erreurs, mais je
les corrige si on me les signale.
Je prétends que les citoyens eux-mêmes, tout ignorants du droit communautaire
qu’ils sont, comme moi, devraient être invités à réfléchir à leur Constitution,
et que ce texte devrait être élaboré par des représentants élus pour ça, avec
un programme politique adapté à la circonstance. À mon avis, ce débat-là ne doit pas être confisqué par
les spécialistes. Il le sera finalement peut-être.
Ce texte « Une mauvaise constitution… » m’échappe aujourd’hui
complètement. Tout ce que je peux faire, et c’est l’idée de départ, c’est
corriger mes erreurs ou les mauvaises formulations et le compléter parfois, au
gré de mes lectures qui se poursuivent et des innombrables conseils de mes
lecteurs bienveillants.
[2] Durée d’application du texte : Art. IV-446 : « Le présent traité est conclu pour une durée illimitée. »
[3] Liste des domaines où l’Europe est
compétente : Article I-13 : « Les domaines de compétence exclusive : §1. L'Union dispose d'une compétence
exclusive dans les domaines suivants: a) l'union douanière; b) l'établissement des règles de concurrence nécessaires au fonctionnement du marché intérieur; c)
la politique monétaire pour les
États membres dont la monnaie est l'euro; d) la conservation des ressources biologiques
de la mer dans le cadre de la politique commune de la pêche; e) la politique
commerciale commune. §2. L'Union
dispose également d'une compétence exclusive pour la conclusion d'un accord international lorsque cette conclusion est
prévue dans un acte législatif de l'Union, ou est nécessaire pour lui permettre
d'exercer sa compétence interne, ou dans la mesure où elle est susceptible
d'affecter des règles communes ou d'en altérer la portée. » Article I-14 :
« Les domaines de compétence
partagée : (…) §2. Les compétences partagées entre l'Union et les
États membres s'appliquent aux principaux domaines suivants: a) le marché intérieur; b) la politique sociale, pour les aspects
définis dans la partie III; c) la cohésion
économique, sociale et territoriale; d) l'agriculture et la pêche, à l'exclusion de la conservation des
ressources biologiques de la mer; e) l'environnement;
f) la protection des consommateurs;
g) les transports; h) les réseaux transeuropéens; i) l'énergie; j) l'espace de liberté, de sécurité et de justice; k) les enjeux communs de sécurité en matière de
santé publique, pour les aspects définis dans la partie III. (…)».
Parmi les compétences exclusives, voir l’art.I-13, §1 : « e) la politique commerciale commune. »…
Les parlements nationaux sont ainsi totalement dépouillés, par
exemple, de la moindre capacité d’influencer les accords commerciaux
internationaux (AGCS, ADPIC et
autres avatars de l’OMC), alors que la vie des citoyens est promise à des
bouleversements majeurs à l’occasion de ces accords qui se préparent dans la
plus grande discrétion.
[4] Force
supérieure des normes européennes sur toutes les autres normes, nationales
et internationales : Art. I-6 : « La Constitution et le droit adopté par les institutions
de l'Union, dans l'exercice des compétences qui sont attribuées à celle-ci, priment le droit des États
membres. »
C’est la première fois qu’un traité européen qui se veut Constitution
énonce expressément cette règle et, surtout, rien n’impose à la Cour de Justice
Européenne (CJE), seul arbitre au final (sans recours), d’interpréter ce texte
de façon restrictive comme l’a fait notre Conseil Constitutionnel (CC, 19 nov.
2004, 505 DC) : il est même hautement probable qu’elle lui donne toute sa
portée possible, c’est-à-dire que la
moindre norme européenne primera jusqu’à la Constitution des États membres.
Voir la passionnante analyse de Frédéric
Rouvillois, professeur à l’Université » de Paris V, dans le chapitre 1
« Le double jeu du Conseil
constitutionnel » du petit livre "La nouvelle Union européenne.
Approches critiques de la Constitution européenne", (éditions XF de
Guibert).
Art. I-12 : «
§1. Lorsque la Constitution attribue à l'Union une compétence exclusive dans un
domaine déterminé, seule
l'Union peut légiférer et adopter des actes juridiquement contraignants,
les États membres ne pouvant le faire par eux-mêmes que s'ils sont habilités
par l'Union, ou pour mettre en oeuvre les actes de l'Union. ».
Voir aussi « La
primauté du droit communautaire sur la constitution française : l’abrogation implicite
de la Constitution », par Armel
Pécheul, professeur à l’Université
d’Angers (20 p.), chap. 3 du même livre "La nouvelle UE.
Approches critiques …", (XF de Guibert) :
« Dans sa décision n°2004-505 DC du
19 nov. 2004, le Conseil Constitutionnel affirme simplement que la constitutionnalisation
du principe de primauté ne va pas au-delà de ce que requiert actuellement la
Cour de Justice des Communautés Européennes (CJCE).
Mais, précisément, c’est déjà beaucoup. La Cour de Luxembourg a effectivement
déjà tout dit sur ce sujet et ce qu’elle a dit est essentiel puisqu’elle impose
la primauté du droit communautaire sur les Constitutions
nationales ! »
Un peu plus loin, p. 54, Armel
Pécheul rappelle l’arrêt Tanja Kreil
du 11 janvier 2000 (CJCE, aff. C-285/98, Rec. I, p. 69) où une simple directive du Conseil de 1976 s’est imposée à des
dispositions spécifiques et expresses de la Constitution allemande (article 12)
et dans un domaine qui n’était pas communautarisé puisqu’il s’agissait du
domaine de la défense.
Je cite Armel Pécheul, dans sa
conclusion d’un argumentaire rigoureux : « l’essence
de la Constitution française, l’ADN, les dispositions spécifiques et expresses,
les dispositions inhérentes à sa structure fondamentale ne sont plus protégées
par le gardien de la Constitution [le Conseil Constitutionnel]. Celui-ci en a
donné les clefs aux juges européens. Elles ne dépendent pas plus du pouvoir
constituant puisque le peuple français est appelé à confirmer cet abandon par
la ratification du Traité. Alors oui, l’essentiel est bien remis en cause,
c’est-à-dire comme le dit le Président Mazeaud l’existence même de la
Constitution française. »
Quelles sont les différentes normes prévues par le TCE ?
Art.
I-33 : « Les actes juridiques de
l'Union : Les institutions, pour exercer les compétences de
l'Union, utilisent comme instruments juridiques, conformément à la partie III,
la loi européenne, la loi-cadre européenne, le règlement européen, la décision
européenne, les recommandations et les avis.
• La loi européenne est un
acte législatif de portée générale. Elle est obligatoire dans tous ses éléments et directement applicable dans tout État membre.
• La loi-cadre européenne est
un acte législatif qui lie tout État membre destinataire quant au résultat à
atteindre, tout en laissant aux instances nationales la compétence quant au
choix de la forme et des moyens.
• Le règlement européen est
un acte non législatif de portée générale pour la mise en oeuvre des actes
législatifs et de certaines dispositions de la Constitution. Il peut soit être obligatoire dans tous ses
éléments et directement applicable dans tout État membre, soit lier tout État membre destinataire
quant au résultat à atteindre, tout en laissant aux instances nationales la
compétence quant au choix de la forme et des moyens.
• La décision européenne est un acte non
législatif obligatoire dans tous ses
éléments. Lorsqu'elle désigne des destinataires, elle n'est
obligatoire que pour ceux-ci. [Voir autre note, un peu plus loin, sur ce
point]
• Les recommandations
et les avis n'ont pas d'effet contraignant. »
[5] Voir les arguments d’Olivier Gohin, dans le chapitre 4 du petit livre
"La nouvelle Union européenne. Approches critiques de la Constitution
européenne", éd. XF de Guibert.
Certains professeurs vont plus loin : « la personnalité juridique de l’Union,
instituée par l’art. I-7 », selon François-Guilhem
Bertrand, professeur émérite à l’Université de Paris XI, « doit se
lire avec l’arrêt du 31 mars 1971 de la Cour de Justice AETR qui décide que la
personnalité donnée à l’Europe efface celle des États membres et leur interdit
de se manifester lorsque l’Europe s’exprime » (même ouvrage).
C’est peut-être exagéré, C’est peut-être la réalité, c’est peut-être
bien ou mal, je n’ai pas de certitude là-dessus, mais on pourrait au moins en débattre, au lieu de faire comme si de rien
n’était et de parler du sexe des anges comme cette Charte ou ce droit de
pétition qui n’imposent quasiment rien à personne.
[6] On retrouvera la plupart de ces principes, entre autres, dans le
livre de Paul Alliès, professeur de sciences politiques à
l’Université de Montpellier I, « Une
constitution contre la démocratie ? Portrait d’une Europe dépolitisée
». Encore un livre absolument
passionnant. Extrait (chaque mot
compte) :
« La construction européenne a mis silencieusement en péril la tradition
de souveraineté populaire qui justifiait l’exercice du pouvoir par les
autorités étatiques, leurs décisions n’étant qu’une émanation du peuple
souverain. Elle l’a fait de deux façons : d’un côté, le droit constitutionnel européen ignore le moindre souverain
constituant ; si bien que les décisions des autorités sont imputées à
une entité, l’Union, qui n’est pas une communauté politique. D’un autre côté, il est de plus en plus difficile d’imputer
les normes nationales, déduites des normes européennes, au peuple que les
Constitutions de chacun des pays membres proclament souverain.
Nous entrons donc dans un système inédit, celui de l’Union où ni les traités en
vigueur ni la Constitution ne mentionne aucun « souverain ». Aucun de ces textes n’a su désigner une
source légitime du pouvoir de l’Union pour mieux faire semblant de
respecter l’héritage d’une souveraineté populaire nationalement morcelée État
par État. Le problème n’est pas là de
savoir si sociologiquement, ou culturellement, un peuple européen existe. Il
est de trancher la nature politique de l’Union à travers le fondement du
pouvoir qu’elle contient. Jusqu’ici, le pouvoir constituant inventait un
peuple et le faisait vivre. Désormais,
une Constitution invente une autorité sans sujet ni fin. » (page 57)
[7] Constitution
européenne : Comment se procurer le texte
intégral ?
http://www.constitution-europeenne.fr
À lire avant de voter :
a/ Le traité établissant une Constitution pour l’Europe - 349 pages.
b/ Les protocoles et annexes I et II - 382 pages. Document nommé "Addendum
1 au document CIG 87/04 REV 1.
c/ Les déclarations à annexer à l’acte final de la CIG et l’acte final - 121
pages. Doc. Nommé "Addendum 2 au document CIG 87/04 REV 2. Total : 349 + 382 + 121 = 852 pages dans la version fin 2004.
La version actuellement disponible
(mi avril 2005) est désormais plus
compacte : un seul fichier pdf : 485 pages. En écrivant
serré, en petite taille, et sur des grandes pages de journal, on peut tout
faire tenir en moins de cinquante pages.
À titre de comparaison, les Constitutions françaises et américaines font
chacune environ 20 pages.
Autres unités de mesure, moins sujettes à variation typographique, les mots et
les caractères : la Constitution européenne contient 70 904 mots,
soit 14,7 fois plus que la Constitution
française, et 441 895 caractères (contre 46 515).
Argument quantitatif des défenseurs
du traité : « Pour réunir 450 millions de personnes, le texte
fondateur ne peut pas être court. » La seule raison de cette
longueur extravagante (448 articles) est la troisième partie, inutile d’en
chercher les raisons ailleurs. Intéressé
par cette approche quantitative, je suis allé chercher la constitution de l’Inde,
un milliard d’individus, et j’ai trouvé… 151 articles ;o) http://www.oefre.unibe.ch/law/icl/in00000_.html.
De son côté, la Constitution des USA, 300 millions de personnes,
tient en 7 articles.
Enfin, un lien intéressant qui permet de comparer de nombreuses constitutions à travers le monde :
http://mjp.univ-perp.fr/constit/constitintro.htm
[8] Pourtant, malgré sa longueur, tout n’y figure pas : une
information aussi essentielle que la
définition des SIEG, services d’intérêt économique général, (cités aux art.
II-96, III-122, III-166), à ne pas confondre avec les services publics, ne
figurent pas dans les 485 pages : il faut, dans cet exemple, consulter le "livre blanc" de la
Commission pour apprendre que les SIG et SIEG ne sont pas synonymes de
"services publics" :
http://europa.eu.int/comm/secretariat_general/services_general_interest/index_fr.htm
, p. 23 : « Il convient de souligner que les termes
"service d'intérêt général" et "service d'intérêt économique
général" ne doivent pas être confondus avec l'expression "service
public" (…) ».
[9] Il faut lire toutes les pages jusqu’au
bout : l’interprétation de la
Charte des droits fondamentaux est décrite en dehors de la Constitution elle-même, dans un texte qui s’appelle
Déclaration 12 : le préambule
de la Charte prévoit que « Dans
ce contexte, la Charte sera interprétée par les juridictions de l'Union
et des États membres en prenant dûment en considération les explications
établies sous l'autorité du praesidium de la Convention qui a élaboré la
Charte. »
Dans cette déclaration n°12, on trouve parfois le contraire de ce que la Charte affirme haut et fort.
Ainsi, après qu’ait été affirmé le droit à la vie et l’interdiction de la peine
de mort dans l’article II-62 de la Charte, l’article 2 de la déclaration n°12,
page 435 (qui parle de texte lisible ?) précise : «La mort n'est pas considérée comme infligée en violation
de cet article dans les cas où elle résulterait d'un recours à la force rendu
absolument nécessaire:
a) pour assurer la défense de toute personne contre la violence illégale;
b) pour effectuer une arrestation régulière ou pour empêcher l'évasion
d'une personne régulièrement détenue;
c) pour réprimer, conformément à la loi, une émeute ou une
insurrection.»
Le même article précise aussi : « «Un
État peut prévoir dans sa législation la peine de mort pour des actes commis en
temps de guerre ou de danger imminent de guerre; une telle peine ne sera
appliquée que dans les cas prévus par cette législation et conformément à ses
dispositions...». On constate
donc que tout n’est pas dit dans la
Charte elle-même et qu’il faut bien lire toutes les pages.
[10] Le
danger des « actes non législatifs », qui permettent aux organes
non parlementaires (non élus) de créer librement des règles contraignantes de portée
générale, a été dénoncé par le contre rapport des conventionnels
jugeant le TCE non démocratique. Un document intéressant, à lire à :
http://bellaciao.org/fr/article.php3?id_article=14058
Pour les actes juridiques de l’Union, voir l’art.
I-33, note ci-dessus.
[11] Extrait du cours de droit administratif de J. Morand-Deviller (éd. Montchrestien), page 256 : « C'est un problème préoccupant que l'inflation des textes, de plus en plus bavards et confus. Cette inclination, si préjudiciable à la sécurité juridique et contraire à la belle rigueur du droit français, a été dénoncée en des termes énergiques dans le rapport public du Conseil d'État pour 1991 : "surproduction normative… logorrhée législative et réglementaire… Qui dit inflation dit dévalorisation : quand le droit bavarde, le citoyen ne lui prête plus qu'une oreille distraite… Si l'on n'y prend garde, il y aura demain deux catégories de citoyens : ceux qui auront les moyens de s'offrir les services d'un expert pour détourner ces subtilités à leur profit, et les autres, éternels égarés du labyrinthe juridique, laissés-pour-compte de l'État de droit." Le Conseil Constitutionnel a fait du principe de "l'accessibilité" et de 'l'intelligibilité de la loi" un objectif à valeur constitutionnelle (décision du 16 décembre 1999). »
[12] Des livres entiers
ont été écrits pour dénoncer fortement cette institutionnalisation du néolibéralisme…
C’est vrai qu’il faut les lire pour comprendre leurs arguments :o)
On peut citer quelques articles qui
portent en eux le néolibéralisme (le néolibéralisme pouvant se résumer à la
dépossession des États de leur moyens d’intervention économique au profit de la
liberté individuelle, qui débouche finalement invariablement sur la loi du plus
fort) :
· Article I-3.2 "L'Union offre à ses citoyens un
espace de liberté, de sécurité et de justice sans frontières intérieures, et un
marché intérieur où, la concurrence
est libre et non faussée."
Si l’on comprend « non
faussée par les grands groupes »,
on ne peut qu’acquiescer.
Mais si l’on comprend « non faussée par
l’État », on voit le néolibéralisme trouver ici des racines
institutionnelles.
· L’indépendance
de la BCE, c’est une dérégulation, c’est priver les États du levier monétaire pour gouverner, c’est
du libéralisme doctrinaire, à un degré unique au monde. (Article
I-30 et III-188).
· Un budget minuscule (1,27%) et l’impossibilité pour le Parlement
d’augmenter ce budget (pas de pouvoir parlementaire sur les recettes),
c’est la garantie d’une Europe
relativement pauvre donc peu interventionniste, c’est néolibéral.
· Article III-314 : L’Union contribue (…) à la suppression
progressive des restrictions aux échanges internationaux et aux investissements étrangers directs,
ainsi qu'à la réduction des barrières
douanières et autres.
Cet article interdit aux États d’interdire, ce qui s’appelle la
dérégulation, c’est de l’ultra libéralisme. L’expression apparemment anodine « et autres » est nouvelle par rapport à Nice et
permet toutes les dérives futures : suppression des barrières sociales,
environnementales, etc.
·
Article III-148 : Les États membres
s'efforcent de procéder à la libéralisation des services au-delà de la mesure qui
est obligatoire (…) si leur
situation économique générale et la situation du secteur intéressé le leur
permettent.
On demande à chaque État d’être "plus royaliste que le roi", carrément par
principe.
Si ce n’est pas de l’ultra libéralisme, ça…
Je rappelle que le contexte mondial est l’OMC et l’AGCS qui dérégulent
méthodiquement toute la planète et qui finiront par tuer tous les services
publics ainsi que toute forme de résistance des États contre les grandes
firmes. Est-il urgent que la Constitution européenne confirme et amplifie cette
épouvantable tendance ?
·
Article III-156 : les restrictions tant aux mouvements de capitaux qu'aux paiements
entre les États membres et entre les États membres et les pays tiers sont interdites.
Encore une interdiction d’interdire, encore un levier d’action important dont
sont privés les États membres, encore le néolibéralisme… Pour le bien de
qui ? Pour le peuple ?
Chacun peut noter la force impérative
(qui
ne laisse que peu de place à l’interprétation jurisprudentielle) qu’il y a
dans cette disposition à vocation économique et qui fait bien défaut dans les
grands beaux principes des parties I et II.
· Article III-167.1 : Sauf dérogations prévues par la Constitution, sont incompatibles avec le marché
intérieur, dans la mesure où
elles affectent les échanges entre États membres, les aides accordées par les États
membres ou au moyen de
ressources d'État sous quelque forme que ce soit qui faussent ou qui menacent de fausser la
concurrence en favorisant certaines entreprises ou certaines productions.
L’interdiction d’aider tout acteur, sous quelque
forme que ce soit, devient le principe central. C’est encore une marque du
néolibéralisme qui vise progressivement l’affaiblissement de l’État providence,
même si des exceptions sont encore prévues dans l’alinéa suivant (pour
combien de temps ?).
·
Article
178 : Les États membres et
l'Union agissent dans le respect du principe d'une économie de marché ouverte où la concurrence est
libre, favorisant une
allocation efficace des ressources (…)
« C’est une
loi fondamentale de la théorie économique néolibérale qui entre dans le
traité : l’économie de marché libre assure l’allocation efficace des
ressources. C’est aussi faux, insensé et politiquement choquant que d’écrire
que la planification centrale de l’économie assure une allocation efficace des
ressources. » (Jacques Généreux,
prof à Sciences Po, p. 88).
·
Le comble est atteint avec l’article III-131 dont on se demande
s’il faut en rire ou en pleurer : en cas de guerre ou de tension
internationale grave constituant une menace de guerre… (c’est grave) …les États
membres se consultent (jusque là, on est d’accord), en vue de
prendre en commun les dispositions nécessaires (ils font bien…) pour éviter que le fonctionnement du
marché intérieur ne soit affecté par les mesures qu'un État membre peut être
appelé à prendre en cas de troubles intérieurs graves affectant l'ordre
public…
Ça ne s’invente pas : même en cas de guerre, il est interdit aux
États d’interdire, pour protéger le saint marché, et les autres États s’en
portent garants. Plus dogmatique, comme
libéralisme, tu meurs !
J’arrête les citations d’articles parce que
la partie III est simplement truffée de ce libéralisme qui suinte partout et
qui ligote les États membres. Chacun peut le constater en lisant le texte.
Le fait que des ultras extrémistes
outre-Manche réclament encore plus et rejettent ce traité parce qu’il n’est pas
assez libéral n’est pas la démonstration que le TCE n’est pas une bible
libérale. Chacun doit lire le texte et
constater le sort qu’on fait aux États et à leur pouvoir d’intervention.
Comme le démontre bien Jacques Généreux (prof à Sciences Po), « au total, la
prétendue Constitution pour l’Europe nous promet une compétition toujours plus
dure et une exposition croissante aux
méfaits sociaux et écologiques de la guerre économique. »
Le libéralisme débridé, c’est le dogme de
la responsabilité individuelle, c’est "chacun
pour soi et contre tous", la négation de la civilisation et de
l’humanisme.
Le néolibéralisme doctrinaire est juste
aussi redoutable pour les hommes que le collectivisme aveugle.
À propos,
j’ai trouvé la vraie définition de l’expression (trompeuse) « économie sociale de marché ».
Frédéric Lordon rappelle fort
opportunément la génèse de ce vocable dans son passionnant document « Le mensonge social de la Constitution »,
http://www.sociotoile.net/article104.html,
p. 8 et suiv. où l’on découvre que cette expression désigne un libéralisme
extrême, plus encore que celui d’Hayek
lui-même, et où le mot social n’a rigoureusement rien à voir avec ce que
les français y devinent. "Ce social là n’est que l’effet
du marché lui-même et pas autre chose, certainement pas une régulation qui lui
serait adjointe de l’extérieur." Il faut lire ce texte de Lordon, il est fort, il éclaire bien l’aspect profondément doctrinaire du TCE (voir ma page ‘Liens et docs’ sur http://etienne.chouard.free.fr/Europe/index.htm).
[13] Indépendance et missions de la banque centrale : art. I-30 : « §1 (…) La Banque centrale européenne et les banques centrales nationales des États membres dont la monnaie est l'euro, qui constituent l'Eurosystème, conduisent la politique monétaire de l'Union. §2. Le Système européen de banques centrales est dirigé par les organes de décision de la Banque centrale européenne. L'objectif principal du Système européen de banques centrales est de maintenir la stabilité des prix. Sans préjudice de cet objectif, il apporte son soutien aux politiques économiques générales dans l'Union pour contribuer à la réalisation des objectifs de celle-ci. Il conduit toute autre mission de banque centrale conformément à la partie III et au statut du Système européen de banques centrales et de la Banque centrale européenne. §3. La Banque centrale européenne est une institution. Elle a la personnalité juridique. Elle est seule habilitée à autoriser l'émission de l'euro. Elle est indépendante dans l'exercice de ses pouvoirs et dans la gestion de ses finances. Les institutions, organes et organismes de l'Union ainsi que les gouvernements des États membres respectent cette indépendance. » et art. III-188 : « ni la Banque centrale européenne, ni une banque centrale nationale, ni un membre quelconque de leurs organes de décision ne peuvent solliciter ni accepter des instructions des institutions, organes ou organismes de l'Union, des gouvernements des États membres ou de tout autre organisme. »
[14] Voir JP Fitoussi, Professeur des Universités à l'Institut
d'Études Politiques de Paris, Président du Conseil Scientifique de l'IEP de
Paris, Président de l'OFCE et Secrétaire général de l'Association
Internationale des Sciences Économiques, entretiens avec JC Guillebaud, « La politique de l’impuissance », 2005, Arléa :
- JCG : « Vous êtes en train de dire qu’au fond, obsédé par la lutte contre l’inflation, on a littéralement consenti au
chômage. »
- JPF : « Pis que ça ! On
a dans une première phase instrumentalisé le chômage pour combattre
l’inflation. Chaque "banquier central" de la planète sait que, dès
qu’il augmente les taux d’intérêts, il met au chômage une partie des catégories
les plus vulnérables de la population. Non seulement il le sait, mais c’est
précisément pour ça qu’il le fait. Pourquoi augmente-t-on les taux
d’intérêts ? Parce qu’on est persuadé que la demande est trop forte et que
les entreprises produisant à pleine capacité ne pourraient la satisfaire qu’en
augmentant leurs prix. La douche froide des taux d’intérêts réduit ainsi la
demande et incite les entreprises à licencier. » (p. 45)
(…)
- JCG : « Que pensez-vous des deux arguments martelés à cette époque
[après 1982] à propos de l’inflation et du respect des grands équilibres ?
Premièrement on a dit qu’il était légitime (y compris moralement) de lutter
contre l’inflation parce qu’elle pénalisait les plus pauvres ;
deuxièmement, qu’il fallait maintenir les grands équilibres par simple respect
et générosité pour les générations à venir, afin de ne pas faire peser une
charge trop lourde sur la tête de nos enfants. On a habillé, en quelque sorte,
cette politique d’un discours de générosité… »
- JPF : « C’était un double
mensonge. En augmentant les taux d’intérêts, et surtout en les maintenant à
un niveau élevé une fois l’inflation vaincue, on savait qu’on favorisait ceux
qui détiennent le capital financier, et que l’on excluait de l’accès aux biens
durables (qui exigent un recours à l’emprunt) les catégories les plus
vulnérables de la population. (…) Le second mensonge, c’est qu’en augmentant
les taux d’intérêt on faisait du service de la dette un des postes les plus
importants du budget de l’État. » (P. 46)
- JPF : « Que l’orientation
des politiques économiques de l’Union soit, pour l’essentiel, indépendante de
tout processus démocratique est à la fois contraire aux traditions politiques
des peuples européens, et dangereux pour l’efficacité économique de l’ensemble. »
(p. 72)
- JPF : « En forçant le trait,
on pourrait affirmer que le « gouvernement économique » de l‘Europe
se rapproche à s’y méprendre d’un despote éclairé qui, à l’abri des pressions
populaires, chercherait le bien commun au travers de l’application d’une
doctrine rigoureuse – le libéralisme -, supposée supérieure à toutes les autres
en termes d’efficacité économique. La démocratie ne serait donc pas le système
politique le mieux à même d’appréhender l’intérêt général ; elle placerait
les gouvernements en position de vulnérabilité devant les pressions des populations
en faveur de la redistribution. Le pouvoir a ainsi changé de mains. Les
politiques ont préféré le confier à des agences indépendantes. (…)
Mais il est vrai aussi que, dès l’origine, la construction européenne
fut l’œuvre d’une démocratie des élites, plutôt que de la démocratie tout
court. Cependant les élites ont changé (…) aujourd’hui elles ont tendance à
assimiler le bien public au marché.»
La suite est édifiante… Un petit livre
important, à lire…
[15] Pacte de stabilité : art. III-184 (2 pages) et art. 1 du protocole n°10 sur la procédure concernant les déficits excessifs « Les valeurs de référence visées à l'article III-184, paragraphe 2, de la Constitution sont les suivantes: a) 3 % pour le rapport entre le déficit public prévu ou effectif et le produit intérieur brut aux prix du marché; b) 60 % pour le rapport entre la dette publique et le produit intérieur brut aux prix du marché. » Voir aussi la note précédente.
[16] Interdiction de fausser la concurrence :
cette interdiction est partout dans le texte, elle est formelle et
contraignante, y compris pour les entreprises publiques :
Art. III-166 : « §1. Les
États membres, en ce qui concerne les entreprises
publiques et les entreprises auxquelles ils accordent des droits
spéciaux ou exclusifs, n'édictent ni ne
maintiennent aucune mesure contraire à la Constitution, notamment à
l'article I-4, paragraphe 2 [non
discrimination], et aux articles III-161 à III-169 [règles de concurrence].
§2. Les entreprises chargées de la
gestion de services d'intérêt économique général ou présentant le caractère
d'un monopole fiscal sont soumises aux dispositions de la Constitution, notamment aux règles de concurrence,
dans la mesure où l'application de ces dispositions ne fait pas échec à
l'accomplissement en droit ou en fait de la mission particulière qui leur a été
impartie. Le développement des échanges ne doit pas être affecté dans une
mesure contraire à l'intérêt de l'Union. §3.
La Commission veille à l'application du présent article et adopte, en tant que
de besoin, les règlements ou décisions européens appropriés. »
Article III-167 : « §1. Sauf dérogations prévues par la Constitution,
sont incompatibles avec le marché intérieur, dans la mesure où elles affectent
les échanges entre États membres, les
aides accordées par les États membres ou au moyen de ressources d'État sous
quelque forme que ce soit qui faussent ou qui menacent de fausser la
concurrence en favorisant certaines entreprises ou certaines
productions. »
[17] « La politique de l’impuissance » : voir le petit livre lumineux de
Jean-Paul Fitoussi (économiste de premier plan) qui démontre cette
dépossession progressive des responsables politiques par méfiance de la démocratie.
Voir extrait plus haut.
Voir aussi le livre enthousiasmant de Jacques Généreux, Professeur à Sciences Po, « Manuel
critique du parfait européen » qui proteste, lui aussi,
contre le sabordage des outils
européens d’intervention économique, et contre le dogmatisme aveugle qui
soutient cette folie unique au monde. On lit ce livre sans pouvoir s’arrêter…
[18] « Douze économistes contre le projet de constitution européenne », par Gilles Raveaud, docteur en économie et enseignant (Institut d’études européennes, Université Paris VIII, et onze autres : une analyse remarquable, très argumentée, du projet actuel de l’Union, projet plus économique que politique, à lire : http://www.legrandsoir.info/article.php3?id_article=2231 et http://econon.free.fr/index.html
[19] Procédure de révision ordinaire : art. IV-443.3 : « Une Conférence des représentants des gouvernements des États membres est convoquée par le président du Conseil en vue d'arrêter d'un commun accord les modifications à apporter au présent traité. Les modifications entrent en vigueur après avoir été ratifiées par tous les États membres conformément à leurs règles constitutionnelles respectives. »
[20] Rappel : l’article 28 de la Déclaration des droits de l’homme et du citoyen de l’an I de la République française (1793) précisait : « Un peuple a toujours le droit de revoir, de réformer et de changer sa Constitution. Une génération ne peut pas assujettir à ses lois les générations futures. »
[21] Procédure de révision simplifiée :
art. IV-444 : « 1.
Lorsque la partie III prévoit que le Conseil statue à l'unanimité dans un
domaine ou dans un cas déterminé, le Conseil européen peut adopter une décision
européenne autorisant le Conseil à statuer à la majorité qualifiée dans ce
domaine ou dans ce cas.
Le présent paragraphe ne s'applique pas aux décisions ayant des implications
militaires ou dans le domaine de la défense.
2. Lorsque la partie III prévoit que des lois ou lois-cadres européennes sont
adoptées par le Conseil conformément à une procédure législative spéciale, le
Conseil européen peut adopter une décision européenne autorisant l'adoption
desdites lois ou lois-cadres conformément à la procédure législative ordinaire.
3. Toute initiative prise par le Conseil européen sur la base des paragraphes 1
ou 2 est transmise aux parlements nationaux. En cas d'opposition d'un parlement
national notifiée dans un délai de six mois après cette transmission, la
décision européenne visée aux paragraphes 1 ou 2 n'est pas adoptée. En
l'absence d'opposition, le Conseil européen peut adopter ladite décision.
Pour l'adoption des décisions européennes visées aux paragraphes 1 et 2, le
Conseil européen statue à l'unanimité, après approbation du Parlement européen,
qui se prononce à la majorité des membres qui le composent. »
[22] Voir la passionnante analyse de Laurent Lemasson, diplômé de l’Institut d’Études Politiques de Paris, titulaire d’un doctorat en Droit Public et Sciences Politiques et chargé de cours à l’Essec, « Constitution européenne : l’Europe y trouve-t-elle son compte ? », document à lire sur le site de l’institut Thomas More : http://www.institut-thomas-more.org/showNews/24. Pour le risque d’extension des pouvoirs des institutions de leur propre initiative et sans l’accord direct des peuples, voir page 10.
[23] Procédure de ratification pour l’entrée d’un
nouvel État dans l’UE : Article I-58 :
« Critères d'éligibilité et procédure d'adhésion
à l'Union : (…) §2. Tout État européen qui souhaite devenir membre de
l'Union adresse sa demande au Conseil. Le Parlement européen et les parlements
nationaux sont informés de cette demande. Le
Conseil statue à l'unanimité après avoir consulté la Commission et après approbation du Parlement européen, qui se
prononce à la majorité des membres qui le composent. Les conditions et les
modalités de l'admission font l'objet d'un accord entre les États membres et
l'État candidat. Cet accord est soumis
par tous les États contractants à ratification, conformément à leurs règles
constitutionnelles respectives. » Ces derniers mots font
dépendre du droit national la procédure de ratification de l’entrée d’un
nouveau membre.
En février 2005, le Parlement français, réunis en Congrès, a changé la
Constitution française pour que cette ratification soit forcément soumise au
référendum : article 2 de la loi de
révision : « I. – Le titre XV de la Constitution est complété par un
article 88-5 ainsi rédigé : "Art. 88-5. – Tout projet de loi autorisant la
ratification d’un traité relatif à l’adhésion d’un État à l’Union européenne et
aux Communautés européennes est soumis
au référendum par le Président de la République." » Quand le texte précise « est
soumis », c’est obligatoire (en droit, l’indicatif vaut impératif).
[24] Je renvoie encore à la lecture de l’excellent
article de Laurent Lemasson, page 5 :
http://www.institut-thomas-more.org/showNews/24
[25] Exclusivité de l’initiative
des lois pour l’exécutif :
Article I-26 : « (…) §2. Un
acte législatif de l'Union ne peut être adopté que sur proposition de la
Commission, sauf dans les cas où la Constitution en dispose autrement.
Les autres actes sont adoptés sur proposition de la Commission lorsque la
Constitution le prévoit. »
Donc, pour les actes non législatifs
(voir note suivante), la norme est l’initiative
libre : même pas besoin de la Commission si la Constitution ne le
prévoit pas expressément.
[26] Domaines exclusifs, où l’exécutif peut légiférer
seul :
Le principe de la codécision :
art. I-34, §1 : « Les lois et lois-cadres européennes sont
adoptées, sur proposition de la Commission, conjointement par le Parlement européen et le Conseil conformément
à la procédure législative ordinaire
visée à l'article III-396. Si les deux institutions ne parviennent pas à un
accord, l'acte en question n'est pas adopté.
Les exceptions à la codécision (dans les deux sens) :
art. I-34, §2 : Dans les cas spécifiques prévus par la Constitution, les
lois et lois-cadres européennes sont adoptées par le Parlement européen avec la participation du Conseil
ou par celui-ci avec la participation du Parlement
européen, conformément à des procédures
législatives spéciales.»
La « participation » pouvant
être la simple consultation (non contraignante), le principe de la possibilité
de "lois sans Parlement" semble donc ici acquis (première
surprise), mais aucune liste claire (et donc contrôlable) n’est précisée
(deuxième surprise).
[27] Un outil politique
antidémocratique ? Les décisions européennes :
Article I-33 : Les actes juridiques de l'Union : [rappel]
« (…) Le règlement européen est
un acte non législatif de portée générale pour la mise en oeuvre des actes
législatifs et de certaines dispositions de la Constitution. Il peut soit
être obligatoire dans tous ses éléments et directement applicable dans tout
État membre, soit lier tout État membre destinataire quant au résultat à
atteindre, tout en laissant aux instances nationales la compétence quant au
choix de la forme et des moyens.
La décision européenne est un acte non législatif obligatoire dans tous ses éléments.
Lorsqu'elle désigne des destinataires, elle n'est obligatoire que pour
ceux-ci. » Et quand elle ne
désigne pas des destinataires ?... Pourrait-on expliquer aux citoyens quelle est la différence avec une loi, à
part la source ? On dirait qu’il n’y en a aucune. Pour l’instant, je
dirais que les décisions ressemblent diablement à des « lois sans parlement » (pauvre Montesquieu) :
Article I-35 : Les actes non
législatifs :
1. Le Conseil européen adopte des décisions européennes dans les cas prévus
par la Constitution.
2. Le Conseil et la Commission, notamment dans
les cas prévus aux articles I-36 et I-37, ainsi que la Banque centrale
européenne dans les cas spécifiques prévus par la Constitution, adoptent des règlements ou décisions européens.
On note que le Parlement est exclu (par définition ? Alors pourquoi ne
pas avoir exclu aussi le Conseil des Ministres qu’on nous présente comme une
« chambre haute » composant le pouvoir législatif ?) de ces
"actes non législatifs" et alors que les auteurs de ces normes sont rarement élus et souvent hors contrôle. Les
« actes non législatifs » ont été décriés comme antidémocratiques par
certains conventionnels auteurs d’un « Contre
rapport » qui juge le TCE comme « allant à l’encontre de tous les
principes démocratiques ».
Voir l’annexe III, pages 21 à 24 :
http://europa.eu.int/constitution/futurum/documents/contrib/doc180703_fr.pdf
[28] Qui
nomme les commissaires :
l’art. I-19 établit que l’expression "Conseil" sans autre précision désigne le
Conseil des ministres : « —le Conseil
des ministres (ci-après dénommé «Conseil »), ».
L’art. I-27.2 qui décrit la désignation des
commissaires parle de "Conseil" sans autre précision :
« 2.Le Conseil, d'un commun accord avec
le président élu, adopte la liste des autres personnalités qu'il propose de
nommer membres de la Commission. »
Quel Conseil ? Le paragraphe
précédent de l’article 27 fait référence au Conseil Européen (pour nommer
le Président de la Commission) : « 1.En
tenant compte des élections au Parlement européen, et après avoir procédé aux
consultations appropriées, le Conseil européen, statuant à la majorité
qualifiée, propose au Parlement européen un candidat à la fonction de président
de la Commission. Ce candidat est élu par le Parlement européen à la majorité
des membres qui le composent. Si ce candidat ne recueille pas la majorité, le
Conseil européen, statuant à la majorité qualifiée, propose, dans un délai d'un
mois, un nouveau candidat,qui est élu par le Parlement européen selon la même
procédure. » On peut se
demander quel est le Conseil dont il est question au paragraphe 2 : qui
nomme les membres de la Commission ?
[29] Laurent
Lemasson, diplômé de l’Institut d’Études Politiques de Paris, titulaire
d’un doctorat en Droit Public et Sciences Politiques et chargé de cours à
l’Essec, « Constitution européenne
: l’Europe y trouve-t-elle son compte ? », document à lire sur le
site de l’institut Thomas More :
http://www.institut-thomas-more.org/showNews/24.
[30] Censure de la Commission par le
Parlement :
Article I-26.8 : 8 : « La Commission, en tant que collège, est responsable devant le Parlement européen. Le Parlement
européen peut adopter une motion de
censure de la Commission conformément
à l'article III-340.Si une telle motion est adoptée, les membres de la
Commission doivent démissionner collectivement de leurs fonctions et le
ministre des Affaires étrangères de l'Union doit démissionner des fonctions
qu'il exerce au sein de la Commission. »
Article III-340 : « Le Parlement européen, saisi d'une motion de
censure sur la gestion de la
Commission, ne peut se prononcer sur cette motion que trois jours au moins
après son dépôt et par un scrutin public. Si la motion de censure est adoptée à
la majorité des deux tiers des
suffrages exprimés et à la majorité des membres qui composent le
Parlement européen, les membres de la Commission doivent démissionner
collectivement de leurs fonctions et le ministre des Affaires étrangères de
l'Union doit démissionner des fonctions qu'il exerce au sein de la Commission.
(…) »
[31] Apparemment, il n’y a pas de liste
des domaines réservés à
l’exécutif législateur (Montesquieu fait la toupie dans sa tombe
avec des expressions pareilles), c’est-à-dire les domaines réservés d’une part
grâce aux exceptions à la codécision (I-34-§2), et d’autre part grâce à
l’existence même des décisions européennes (I-33 et I-35) : il faut partir
à la pêche dans les 485 pages pour trouver les articles qui prévoient une
procédure législative spéciale (sans le Parlement), ou bien le pouvoir de créer
du droit par "décision" (sans le Parlement).
Ces domaines étant en
quelque sorte une zone franche de
contrôle parlementaire, on aimerait pourtant savoir simplement
quelles sont les matières concernées.
Ne trouvant pas ce que je cherchais dans
mes 485 pages du texte original, j’ai trouvé les explications suivantes sur http://www.legrandsoir.info/article.php3?id_article=2157
: « Les 21 domaines dont le Parlement est exclu et où le Conseil des
ministres décide seul sont d’une
importance décisive : le marché intérieur, l’essentiel de la Politique
Agricole Commune, le Tarif Douanier Commun, la Politique Étrangère et de
Sécurité Commune, la politique économique, la politique sociale, la
fiscalité... ».
Interrogé sur les sources de
cette affirmation, l'auteur Jean-Jacques
Chavigné m’a rapidement donné les n° d’articles précis en commentant :
« il ne sera jamais écrit noir sur blanc que le Parlement est exclu de la
décision. Il faudra comprendre qu’il est exclu lorsqu’un article de la
Constitution précisera que c’est le Conseil décide et/ou que le Parlement sera
simplement consulté. (JJC) »
Opacité incroyable du texte suprême qui devrait pourtant être absolument clair, on comprend bien ici
pourquoi. JJC continue : « Voilà
donc les domaines (ou les parties de domaine) les plus importants où le Conseil
décide seul et où le Parlement n’est pas co-décideur : (JJC jusqu’à
la fin de la note) »
Politique Étrangère et de
Sécurité Commune :
Article III-295 : Alinéa 1 : « Le Conseil européen
définit les orientations générales de la politique étrangère et de sécurité
commune, y compris pour les questions ayant des implications en matière de
défense ».
Article III-300, Alinéa 1 : « Les décisions européennes visées
au présent chapitre sont adoptées par le
Conseil statuant à l’unanimité ».
Alinéa 2 : « Par dérogation au
paragraphe 1, le Conseil statue à la majorité qualifiée ».
Le rôle du Parlement est défini à l’article
III-304 : Alinéa 1 : « Le ministre des affaires étrangères de l’Union consulte
et informe le Parlement européen… »
Alinéa 2 :
« Le Parlement européen peut adresser des questions
ou formuler des recommandations… »
Marché intérieur :
Article III-130-3 :
« Le
Conseil, sur proposition de la Commission adopte les règlements ou décisions européens… »
Tarif Douanier Commun :
Article III-151-5 : « Le Conseil sur proposition de la
Commission adopte les règlements ou
décisions européens qui fixent les droits du tarif douanier commun ».
Concurrence :
Article III-163 : « Le Conseil, sur proposition de la Commission,
adopte les règlements européens pour l'application des principes fixés
aux articles III-161 et III-162 [règles de concurrence]. Il statue après consultation
du Parlement européen. »
Le Conseil s’occupe des « règlements », et le Parlement aura
les « recommandations ».
Est-ce qu’on s’est préoccupé de la séparation et du contrôle des
pouvoirs ?
Politique Agricole Commune :
Article III-231 : Alinéa 2 : « La loi ou
loi-cadre européenne établit l’organisation commune des marchés… »
L’expression « Loi-cadre européenne », sans autre précision, signifie que la
procédure législative ordinaire, définie à l’article III-396 s’applique. Il
s’agit alors d’une co-décision du
Conseil et du Parlement européen. Ce qui est un progrès par rapport aux traités précédents.
Mais :
Alinéa 3 : « Le Conseil sur proposition de la
Commission adopte les règlements ou
décisions européens relatifs à la fixation des prix, des prélèvements, des aides et des
limitations quantitatives… ». Le Conseil décide donc seul, sur
proposition de la Commission, des prix, des aides, des quotas…
Fiscalité :
Article III-171 : « Une loi-cadre
européenne du Conseil établit les mesures concernant l’harmonisation des
législations relatives aux taxes sur le chiffre d’affaires, aux droits
d’accises et autres impôts indirects, pour autant que cette harmonisation soit
nécessaire pour assurer l’établissement ou le fonctionnement du marché
intérieur et éviter des distorsions de concurrence. Le Conseil statue à l’unanimité, après consultation du
Parlement européen et du Comité économique et social ».
Social :
Il faut distinguer trois niveaux :
1er niveau : domaine de
co-décision :
Article III-210-1 :
a- L’amélioration du milieu de travail…
b- Les conditions de travail.
e- L’information et la consultation des travailleurs.
h- l’intégration des personnes exclues du marché du travail
i- L’égalité entre hommes et femmes.
j- La lutte contre l’exclusion sociale
k- La modernisation des systèmes de protection sociale, sans préjudice du point
c.
2ème
niveau : le Conseil décide seul :
Article III-210-3 : « … dans les
domaines visés au paragraphe 1, point c, d, f et g, la loi ou loi-cadre
européenne est adoptée par le Conseil statuant à l’unanimité, après
consultation du Parlement européen… »
c- la sécurité sociale et la protection
sociale des travailleurs.
d- La protection des travailleurs en cas de résiliation du contrat de travail.
f- La représentation et la défense collective des intérêts des travailleurs et
des employeurs y compris la cogestion, sous réserve du paragraphe 6.
g- Les conditions d’emploi des ressortissants de pays tiers se trouvant en
séjour régulier sur le territoire de l’Union.
3ème
niveau : l’Union (que ce soit le Conseil seul ou le Parlement avec le Conseil)
n’est pas compétente :
Article III-210-6 :
« Le présent article ne s’applique ni aux
rémunérations, ni au droit d’association, ni au droit de grève, ni au lock-out…
»
Ce qui rend impossible tout Smic européen.
Ce qui vide de son contenu l’article II-210-3-f.
Ce qui vide de son contenu l’article II-88 : le droit de grève ne pourra être
imposé par l’Union à un Etat-membre qui ne le prévoirait pas ou le retirait de
sa législation. Ce qui a l’avantage de ne pas, non plus, imposer le « lock out
» à une législation nationale qui (telle la législation française) ne le
reconnaîtrait pas. (JJC)
[32] La CJE : pierre angulaire
du TCE ? La CJE joue à la fois le rôle de Cour de Cassation et
de Conseil constitutionnel. En France, le CC est nommé pour partie par le
Sénat, l’AN et le Psdt de la République, ce qui permet à chaque pouvoir de se
retrouver un peu dans le tribunal suprême. Rien de tel en Europe : le Parlement
n’intervient pas dans la nomination des juges qui dépendent directement de
l’exécutif.
On lira dans le livre de Paul Alliès,
professeur de droit constitutionnel et de
sciences politiques à l’Université de Montpellier, « Une constitution contre la démocratie »,
des explications passionnantes (pages 121 et s.) sur le danger que constitue la Cour de Justice Européenne (CJE), ex
CJCE :
« La CJE s’est érigée peu à peu en véritable
Cour suprême de l’Union. (…)
La CJE comprend toujours un juge par
État membre désigné par eux. (…) Ces juges sont donc nommés dans la plus grande discrétion, à l’opposé de ce qu’on connaît
aux États-Unis où la procédure de confirmation par le Sénat donne une publicité
maximale à leur sélection. (…) Ils sont privés
de garantie d’inamovibilité. Leur mandat est de six ans, ce qui est très bref,
d’autant plus qu’ils sont renouvelables. Ce
double caractère est traditionnellement considéré comme contraire à
l’indépendance des juges qui peuvent ainsi avoir le souci de ne pas
déplaire à l’autorité à laquelle ils doivent leur nomination et leur carrière.
On comprend aisément que les gouvernements soient attachés à ce dispositif.
Ils ont repoussé, lors de l’adoption du traité de Maastricht, une
proposition du Parlement européen qui voulait porter à douze ans la durée du
mandat sans réélection possible. » (page 122) (…)
« C’est par la voie d’autres recours [que le « recours en
manquement »] que la cour s’est imposée comme cour constitutionnelle. Par
le « recours en annulation », elle est appelée à contrôler la
conformité des actes de toutes les institutions européennes, y compris
la Banque centrale, à la demande de l’une d’entre elles. Par le « recours
en carence », elle peut imposer à
une institution l’obligation d’appliquer un acte normatif, à la demande des
organes de l’Union, des États membres et des personnes privées. Enfin et
surtout, par le « recours préjudiciel » introduit par le traité de
Rome, elle accueille les saisines des
juridictions nationales confrontées à des contentieux concernant des particuliers
et incluant des questions de droit communautaire.
Elle
détient donc le monopole de l’interprétation centralisée et unifiée du droit
européen en général, ainsi que de celui de son application obligatoire par
toutes les composantes de l’Union, des États membres, y compris leurs
juridictions nationales. » (page 123)
Paul Alliès prend ensuite l’exemple de la laïcité
pour illustrer l’immense danger d’un gouvernement des juges :
« L’article II-70 (…) est en contradiction absolue avec le droit français
de la laïcité depuis un siècle. (…) Au terme de l’art. II-112, la CJE devra interpréter la Charte au
regard des explications (…) du Praesidium
de la Convention. (…) Voici donc que le
socle de la laïcité dépend de la sagesse de la CJE. (…) Bref, tous
les éléments sont réunis pour que (…) la Cour crée un droit spécifique en matière
de sécularisation au sein de l’Union. (…) Le secret des délibérations et
l’absence de publicité des « opinions dissidentes » n’incitent
pas à l’optimisme. » (Page 132)
[33] La
Commission peut être censurée par le Parlement, en bloc : voir note 30
ci-dessus.
Un commissaire peut aussi être
« démissionné » par le président de la Commission (lui-même entériné
par le Parlement) : art. 1-27, dernier § : « Un membre de la Commission présente sa
démission si le président le lui demande. ».
Mais ni le Conseil des
ministres, ni le Conseil européen, ne sont responsables devant personne.
Le Conseil européen nomme les membres de la Commission (art.1-27 §2),
seul le Président de la Commission est "élu" par le Parlement (art. 1-27 §1)
sur proposition du Conseil européen. Ce n’est pas le parlement qui choisit le
Président. Le parlement
n’est pas responsable non plus : personne ne peut le dissoudre.
[34] Yves Salesse, membre du
Conseil d’État, « Manifeste pour une autre Europe », pages 36 et
s. :
« Le pouvoir de la Commission
est surestimé. En droit comme en fait, ce pouvoir est fondamentalement détenu
par le Conseil des Ministres. (…) La Commission n’est pas dépourvue de
pouvoir, mais elle est subordonnée au premier. Elle est composée de politiques
et de fonctionnaires des États qui n’ont pas rompu avec ceux-ci. (…) Ainsi, non
seulement le pouvoir de la Commission est subordonné, mais la tendance n’est
pas à son renforcement. Elle est au contraire au développement de l’emprise des
États.
Lorsqu’ils prétendent avoir été surpris
par une décision, ils mentent.
La méconnaissance du pouvoir des États a des conséquences politiques.
Elle exonère les gouvernements de leur responsabilité dans les décisions
européennes. Ils sont les premiers à propager : « C’est pas nous,
c’est Bruxelles. »
[35] Voir de bonnes explications sur l’AGCS sur le site www.urfig.org (par Raoul Marc Jennar).
[36] Voir le détail de l’humiliation infligée par Pascal Lamy aux
parlementaires qui voulaient consulter les documents préparatoires pour l’AGCS
dans le livre passionnant de Raoul Marc Jennar, « Europe, la trahison des élites », pages 64 et s.,
et notamment 70 et 71.
Voir aussi un passionnant article de Jennar intitulé « Combien de temps encore Pascal Lamy ? », à propos des
deux accords AGCS et ADPIC : http://politique.eu.org/archives/2004/04/11.html.
[37] Noëlle Lenoir, alors ministre française déléguée aux affaires européennes du gouvernement Raffarin, a déclaré : « il suffira de rassembler un million de signatures en Europe pour obliger la Commission à engager une procédure législative » (Le Monde, 30 octobre 2003).
[38] Droit de pétition : art. I-47, §4 : « Des citoyens de l'Union, au nombre d'un million au moins, ressortissants d'un nombre significatif d'États membres, peuvent prendre l'initiative d'inviter la Commission, dans le cadre de ses attributions, à soumettre une proposition appropriée sur des questions pour lesquelles ces citoyens considèrent qu'un acte juridique de l'Union est nécessaire aux fins de l'application de la Constitution. La loi européenne arrête les dispositions relatives aux procédures et conditions requises pour la présentation d'une telle initiative citoyenne, y compris le nombre minimum d'États membres dont les citoyens qui la présentent doivent provenir. » On est vraiment à mille lieues du référendum d’initiative populaire (suisse, américain ou vénézuélien) qu’on fait miroiter aux électeurs.
[39] Pour le détail des reculs des droits fondamentaux par rapport au droit en
vigueur : voir Raoul Marc Jennar,
« Europe, la trahison des
élites », pages 102 et s.
Voir aussi le point de vue d’Alain Lecourieux, « L’illusion des droits fondamentaux dans la Constitution européenne » :
http://www.eleves.ens.fr/attac/Lecourieux-droits-fondam.pdf
Voir aussi la thèse de Anne-Marie Le Pourhiet, professeur à l’Université Rennes
I : « Les valeurs et objectifs
de l’Union », dans le livre "La nouvelle UE. Approches critiques
de la Constitution européenne".
Voir aussi Jacques Généreux, dans
son « manuel critique du parfait
européen », pages 113 et s. : aucune avancée des droits sociaux.
[40] Article II-111 : « Champ
d'application [de la Charte] :
1. Les dispositions de la présente Charte s'adressent aux institutions, organes
et organismes de l'Union dans le respect du principe de subsidiarité, ainsi
qu'aux États membres uniquement lorsqu'ils mettent en oeuvre le droit de
l'Union. En conséquence, ils respectent les droits, observent les principes
et en promeuvent l'application, conformément à leurs compétences respectives et
dans le respect des limites des compétences de l'Union telles qu'elles lui
sont conférées dans les autres parties de la Constitution.
2. La présente Charte n'étend pas le champ
d'application du droit de l'Union au-delà des compétences de l'Union, ni ne
crée aucune compétence ni aucune tâche nouvelles pour l'Union et ne
modifie pas les compétences et tâches définies dans les autres parties
de la Constitution.
Article II-112 : Portée et
interprétation des droits et des principes [de la Charte] :
1. Toute limitation de l'exercice des droits et libertés reconnus par la
présente Charte doit être prévue par la loi et respecter le contenu essentiel
desdits droits et libertés. Dans le respect du principe de proportionnalité, des
limitations ne peuvent être apportées que si elles sont nécessaires et répondent
effectivement à des objectifs d'intérêt général reconnus par l'Union ou au
besoin de protection des droits et libertés d'autrui.
2. Les droits reconnus par la présente Charte
qui font l'objet de dispositions dans d'autres parties de la
Constitution s'exercent dans les conditions et limites y définies. [Cet
alinéa fait de la Charte une partie inférieure
aux autres parties, et pas l’inverse]
3. Dans la mesure où la présente Charte contient
des droits correspondant à des droits garantis par la Convention européenne de
sauvegarde des droits de l'Homme et des libertés fondamentales, leur sens et
leur portée sont les mêmes que ceux que leur confère ladite convention. Cette
disposition ne fait pas obstacle à ce que le droit de l'Union accorde une
protection plus étendue.
4. Dans la mesure où la présente Charte reconnaît des droits fondamentaux tels
qu'ils résultent des traditions constitutionnelles communes aux États membres,
ces droits doivent être interprétés en harmonie avec lesdites traditions.
5. Les dispositions de la présente Charte qui contiennent des principes peuvent
être mises en œuvre par des actes législatifs et exécutifs pris par les
institutions, organes et organismes de l'Union, et par des actes des États
membres lorsqu'ils mettent en oeuvre le droit de l'Union, dans
l'exercice de leurs compétences respectives. Leur invocation devant le juge
n'est admise que pour l'interprétation et le contrôle de la légalité de tels
actes. »
J’ai reçu cet après-midi un mail formidable : un espagnol nommé Rodrigo, avocat à Bruxelles, ancien professeur
de droit communautaire et fervent partisan du TCE, il parle un français
impeccable. Avec un respect parfait, presque déjà de l’amitié, il me dit qu’il
est enthousiaste pour ce que je fais en ce moment même s’il n’est absolument pas
d’accord avec moi. Puis il m’explique en long, en large et en travers pourquoi
c’est excessif de dire que l’article 111-2 "stérilise" la Charte. Je
lis attentivement ses explications, je les recoupe avec ce que dit Paul Alliès (c’est l’interprétation de la CJE qui fera la force ou pas de la Charte, et cette force
est potentielle, mais réelle)… OK, je retire de mon texte le paragraphe
« 111-2 stérilisant » et je ne garde que le recul sur le fond (plutôt
moins de droits que plus) et de simples réserves sur la force de la
partie. Après, on s’est parlé une heure
au téléphone. C’est un exemple, très chaleureux, des échanges que suscite ce
débat. On n’est pas obligés de s’empailler sur ce sujet, on survivra au oui
comme au non, on peut rêver ensemble d’une autre Europe.
[41] Élection d’une Assemblée Constituante pour
fonder une démocratie : chaque fois que l’ONU organise la démocratie dans un
pays, elle commence toujours par programmer l’élection d’une Assemblée
Constituante.
Donc, le modèle fondateur que l’ONU propose à tous les pays du monde est
cette procédure-là.
Je suis donc étonné de constater que certains juristes européens acceptent de
s’en affranchir.
[42] Sur ce qu’on peut reprocher à la convention « Giscard », lire l’analyse de Robert Joumard, page 13 et s., voir aussi celle de Christian Darlot. Voir aussi Paul Alliès (professeur en sciences Politiques à l’Université Montpellier I), « Une Contitution contre la démocratie ? », p. 38 et s. Voir aussi le contre rapport des Conventionnels cité plus haut.
[43] Lire à ce propos la position de Pervenche Berès, membre de la convention Giscard, coauteur du texte donc, qui renie pourtant le résultat final tant il a été défiguré par les gouvernements dans l’année qui a suivi, et qui appelle finalement à « Dire "non" pour sauver l'Europe » : http://www.ouisocialiste.net/IMG/pdf/beresMonde290904.pdf.
[44] "Vérole"
antidémocratique ? Le Figaro, 11 avril 2005, Alain Minc parle : "Valéry Giscard d'Estaing n'a commis
qu'une seule erreur : nommer le texte du traité «Constitution». C'est
précisément cette dénomination qui a empêché une ratification par la voie
parlementaire. Le référendum est pareil à une «vérole»
antidémocratique que la France aurait propagée dans l'ensemble de
l'Europe."
Cette phrase résonne dans ma tête depuis une semaine, elle prend
son sens, comme un aveu.
Je ne veux plus que ces gens-là décident de mon sort. Je vais cesser de faire confiance
aveuglément et je vais maintenant essayer de m’occuper moi-même de mes
affaires.
[45] Planning des ratifications :
Pays qui ne soumettent pas le traité à
leur peuple : Lituanie (11 décembre 2004), Hongrie (20 décembre 2004),
Italie (25 janvier 2005), Slovénie (1er février 2005), Allemagne (12
mai 2005), Slovaquie (mai 2005), Chypre (mai 2005), Autriche (printemps 2005),
Belgique (printemps 2005), Grèce (printemps 2005), Malte (juillet 2005), Suède
(décembre 2005 et pourtant 58 % des suédois réclament un référendum), Estonie
(2005), Finlande (fin 2005), Lettonie (?).
Pays qui ont opté pour le référendum :
Espagne (20 février 2005), Pays-Bas (1er juin 2005), France (29 mai
2005), Luxembourg (10 juillet 2005), Danemark (27 septembre 2005), Portugal (octobre
2005), Pologne (fin 2005), Royaume-Uni (printemps 2006), République tchèque
(juin 2006), Irlande (2006).
Trois
référendums ne sont que consultatifs
(Espagne, Pays-Bas et Luxembourg) et, finalement, seuls six peuples sont véritablement consultés dans ce
projet:
le Portugal et l’Irlande (qui vont vraisemblablement voter Oui)
et la République Tchèque, la Pologne, la Grande Bretagne et la France (qui
s’apprêtent à voter Non).
Six pays réellement consultés sur
vingt-cinq…
Je trouve que ça en dit long sur ce que représente la volonté des peuples pour
leurs dirigeants en Europe.
[46] RM Jennar à raison : il faut réaffirmer nos fondamentaux et rappeler ce que proclamait, le 26 juin 1793, l’article 35 de la Déclaration des droits de l’homme et du citoyen de l’an I : « Quand le gouvernement viole les droits du peuple, l’insurrection est pour le peuple et pour chaque portion du peuple le plus sacré des droits et le plus indispensable des devoirs ». (« Europe, la trahison… », p. 218).
[47] Selon la célèbre formule de Lacordaire : "
Entre le fort et le faible, entre le riche et le pauvre, entre le maître et le
serviteur, c'est la liberté qui opprime et la loi qui affranchit".
Chacun peut prévoir ce qu’il adviendra avec des renards libres dans un
poulailler libre.
Les charmes de la liberté débridée sont une fable, une imposture.
[48] Lire les analyses du site Acrimed sur la partialité des médias sur cette affaire :
http://www.acrimed.org/article1950.html.
Lire aussi l’article de Bernard Cassen dans Le
Monde diplomatique : « Débat
truqué sur le traité constitutionnel » : http://www.monde-diplomatique.fr/2005/02/CASSEN/11908
O O O O O
Vous pouvez m’écrire à etienne.chouard@free.fr
mais je n’ai plus le temps de vous répondre comme il le faudrait, ou seulement
de temps en temps. Pardon, vous êtes trop nombreux.
Vous pouvez lire des compléments et télécharger ce document à : http://etienne.chouard.free.fr/Europe
et le diffuser comme bon vous semble, mais envoyez
de préférence un lien vers mon site, car un fichier fige mon texte alors que je l’améliore sans cesse grâce à vos
vigilantes, bienveillantes et patientes observations.